Con “vecchi antifascisti” indichiamo quei protagonisti della Resistenza appartenenti ad una generazione precedente a quella della grande maggioranza dei partigiani e la cui formazione culturale, politica e morale era avvenuta prima dell’affermazione del regime fascista. Protagonisti della Resistenza che avevano già avversato il fascismo negli anni della ventennale dittatura mussoliniana, 1922- 1943, o già nella fase della sua conquista del potere con la violenza.
Gran parte di essi nel ventennio erano stati individuati e perseguitati dal sistema repressivo del regime : iscritti nel Casellario Politico Centrale, cioè nel registro dei “sovversivi”, sorvegliati, arrestati e sottoposti ai sommari procedimenti giudiziari del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, o, se non potevano essere accusati di reati punibili con il carcere, sbrigativamente inviati con ordinanze dei prefetti, quali persone “predisposte” o “sospette”, alle “colonie di confino”, solitamente in piccole isole. A questo secondo trattamento erano stati sottoposti ottantotto antifascisti piacentini.
Antifascisti e partiti politici
Il fascismo, in quanto ideologia e pratica della violenza, regime politico dittatoriale, rappresentanza degli interessi proprietari contro quelli delle classi lavoratrici, nazionalismo aggressivo fino a concorrere con la Germania nazista a scatenare la Seconda guerra mondiale, era stato contrastato dagli antifascisti in nome dei principi e valori del costituzionalismo liberale, della democrazia, del socialismo, del solidarismo cattolico, che erano rappresentati da altri partiti a cui essi aderivano. Anche durante la Resistenza i vecchi antifascisti, salvo singole personalità, fanno riferimento ai partiti politici antifascisti: chi al Partito Comunista, chi al Partito Socialista, chi alla Democrazia Cristiana, chi al Partito d’Azione.
Sono esponenti di questi partiti che il 9 settembre 1943 a Roma costituiscono il Comitato di Liberazione Nazione e lanciano agli italiani l’appello “alla lotta e alla resistenza”. E così pure quelli che a Milano nel febbraio ’44 formano il CLN Alta Italia, che diviene l’organo d’indirizzo della Resistenza nel Nord Italia.
Gli antifascisti reduci dal confino di polizia: comunisti e anarchici
Gli antifascisti piacentini, non potendo essere accusati di delitti perseguibili dal Tribunale Speciale, erano stati generalmente assoggettati al confino. Fra il 1926 ed il 1943 ne erano stati colpiti 88, per periodi da 1 a 5 anni, ma in particolare di 5. Avevano appunto subito il confino ed erano iscritti nel registro dei sovversivi buona parte dei “vecchi antifascisti” che scendono in campo dopo l’8 settembre 1943. Diversi di questi erano di orientamento comunista perché questo partito, forte dei legami ideali ed organizzativi con l’Unione Sovietica, aveva mantenuto in Italia una rete clandestina di aderenti collegati al centro dirigente formato in Francia dai rifugiati all’estero. La scoperta, cattura e repressione dei militanti comunisti era diventata l’occupazione fondamentale della polizia politica del regime fascista, l’OVRA.
Un vecchio antifascista comunista è Paolo Belizzi (n. 1906), che ha subito confino e carcere; capofila dei militanti comunisti piacentini, promuove la costituzione ed entra a far parte del CLN provinciale. Lo è il fiorenzuolano Emilio Molinari (n. 1900), al confino dal 1930 al ’35; costituisce la prima formazione partigiana della Val Tidone, la Banda Piccoli. Lo è Antonio Carini (n. 1902), che dopo la partecipazione in Spagna alla difesa della repubblica, nel 1941 era stato confinato nell’isola di Ventotene; diviene membro del Comando Generale (nazionale) delle Brigate Garibaldi.
Altri vecchi antifascisti comunisti impegnati nel movimento partigiano: Carlo Bernardelli (n. 1902), Guido Fava (1898), Guglielmo Schiavi (1901), Mario Belizzi (1900), Angelo Chiozza (1904), Ercole Anguissola (1901). Non provenienti dal gruppo dei confinati, ma di passata azione antifascista anche Ettore Crovini (1895), che nel luglio ’44 subentra a Belizzi nel CLN e dopo la Liberazione ne sarà presidente fino allo scioglimento nel 1946, nonché Giuseppe Narducci (1907), fra i più intraprendenti costruttori del movimento partigiano.
Emilio Canzi (n.1983) è invece il vecchio antifascista di ideali anarchici; anche per lui, dopo la partecipazione alla difesa della repubblica spagnola il confino nell’isola di Ventotene; partecipa alla costituzione del CLN provinciale e nel luglio del 1944 viene nominato al vertice del Comando Unico dei partigiani piacentini. Era di orientamento anarchico anche Lorenzo Marzani (1910), condannato a cinque anni di confino nel giugno del 1942 e liberato dopo il 25 luglio ’43; subito dopo l’8 settembre organizza il centro di resistenti di Peli ed è poi stretto collaboratore di Canzi.
Vecchi antifascisti socialisti e cattolici
Quello socialista era stato dopo la Prima guerra mondiale il maggior partito politico piacentino. La violenza fascista ne aveva poi colpito i quadri, almeno una decina uccisi, diversi costretti a rifugiarsi all’estero. Durante il ventennio fascista era rimasto attivo un gruppo dirigente a Parigi ma non una rete di collegamenti in Italia. Nel piacentino alcuni dei vecchi esponenti si ricontattano a partire dal 1942. Sono quelli che dopo l’8 settembre 1943 assicurano la presenza e l’apporto socialista innazitutto negli organi politici della Resistenza. Nel CLN provinciale si succedono in rappresentanza del partito socialista: Mario Minoia (1891), medico, grande invalido della Prima guerra mondiale; Giuseppe Arata (1901), Luigi Rigolli (1902), catturato e fucilato dai nazifascisti nel febbraio 1945, ed Emilio Piatti (1893). Altri vecchi esponenti socialisti impegnati negli organi militari della resistenza sono Sante Bersani (1902) e Giuseppe Contini (1902).
Il mondo cattolico prima del regime fascista aveva come riferimento politico il Partito Popolare, sciolto nel 1936. Il fascismo non ammetteva, in tutti i campi e per tutte le categorie sociali, altre associazioni che le proprie. La Chiesa era però riuscita ad ottenere, in cambio di un atteggiamento benevolo nei confronti del regime, l’esistenza, per quanto contrastate, di quelle dell’Azione Cattolica, con attività strettamente limitata al campo religioso. La vita di associazioni quali FUCI e Laureati Cattolici rendeva però possibile ai componenti d’idee antifasciste d’incontrarsi e scambiarsi opinioni. A Piacenza negli anni della guerra concorsero alla maturazione antifascista di giovani cattolici anche i sacerdoti assistente delle due associazioni, i monsignori Ugo Civardi e Francesco Castagnetti.
Fu all’interno dell’associazionismo cattolico che nel 1942, da parte in particolare di esponenti del passato Partito Popolare, si ripresero le fila della costruzione di una nuova forza politica d’ispirazione cattolica, il partito della Democrazia Cristiana. Ne fu partecipe l’avvocato piacentino Francesco Daveri (1903), l’antifascismo del quale risaliva agli anni Venti. Dopo il 25 luglio 1943 Daveri rappresenta a Piacenza la DC e come tale dopo l’8 settembre concorre alla costituzione CLN piacentino. Attiva inoltre l’impegno nella Resistenza di altri vecchi esponenti dell’antifascismo cattolico: in particolare gli avvocati Vittorio Minoia (1892), Carlo Cerri ( 1902) ed Ettore Granelli (1904). Altra figura di vecchio antifascista cattolico piacentino è il professore Giuseppe Berti.
Dai vecchi antifascisti gli ideali e le prospettive di una Italia diversa
L’apporto al movimento di Resistenza dei “vecchi antifascisti” fu fondamentale per l’impulso che diedero alla nascita del movimento partigiano e per i compiti di direzione che svolsero negli organismi, politici e militari, dello stesso, ma soprattutto perché, con la loro esperienza e formazione, fornirono ai giovani partigiani, cresciuti nel chiuso mondo del regime fascista, gli ideali e gli orizzonti della lotta, non solo di liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma anche della nascita di una Italia diversa, quella che sarà configurata dalla Costituzione della Repubblica.
Bibliografia
- VV, L’Italia dissidente e antifascista 1927 – 1943, tre volumi, La Pietra , 1980.
- A Dal Pont/S.Carolini, L’Italia al confino, La Pietra, 1983.
- Mirco Dondi, La Resistenza fra unità e conflitto, Bruno Mondadori, 2004.
- Alessandro Forlani, Francesco Daveri (1903 – 1945) un cristiano per la libertà, ISREC, Piacenza 1993.
- Celestina Viciguerra, I cattolici e il clero nella lotta di liberazione nel piacentino, Parallelo45, Piacenza 2020.