Monticelli e il circondario non hanno ospitato direttamente azioni partigiane di particolare rilievo o fatti d’arme, se si escludono le vicende legate agli ultimi giorni del conflitto con il tumultuoso e tragico attraversamento del fiume Po da parte della Wehrmacht in rapida ritirata.
Tuttavia, il ricordo delle lotte, delle conquiste nei primi decenni del secolo e della violenza subita all’avvento del fascismo da parte delle fasce sociali più deboli della popolazione, ha riacceso l’antica passione antifascista, mai del tutto sopita, e ha rappresentato humus fertile per le attività di sabotaggio a livello locale e per una numerosa adesione alle formazioni partigiane della montagna.
1Monticelli è un capoluogo di pianura al centro di un grande meandro del fiume Po, allora importante via di transito, che fa da confine con le provincie di Lodi (ai tempi Milano) e di Cremona. Il territorio è attraversato da altre due importanti vie di comunicazione: la ferrovia Piacenza-Cremona e la strada statale n° 10 che unisce le due città.
La fitta rete di sostegno animata dai vecchi antifascisti locali e gli stretti contatti con l’Oltrepo favoriscono l’organizzazione di attacchi e imboscate e determinano un pericolo costante per la viabilità dei convogli nazi-fascisti.
La conformazione del territorio rivierasco con le vaste e fitte boscaglie a fargli da corona, rappresentano inoltre all’occorrenza facili nascondigli.
L’antica esperienza democratica e le SAP
I lasciti dell’antica esperienza democratica facilitano, al momento opportuno, il recupero di contatti, alimentano antiche e nuove speranze e innescano una significativa attività clandestina. La collaborazione che coinvolge persone di diverso orientamento politico e appartenenti ai diversi strati sociali o culturali della popolazione rappresenta l’ossatura fondamentale delle S.A.P., le Squadre di Azione Patriottica che, prima in modo molto spontaneo, poi via via in modo sempre più organizzato, intensificano le attività di contrasto ai nazi-fascisti. Sono “combattenti sotto copertura”, donne e uomini che, nel loro quotidiano, ascoltano, osservano, passano informazioni. Qualcuno di loro entra in azione senza allontanarsi mai troppo da abitazione o posto di lavoro, in una ragnatela di contatti che arriva a realizzare un silenzioso e invisibile controllo del territorio.
I rastrellamenti di renitenti e di militari inglesi all’inizio dell’estate 1944
Il primo rastrellamento è del 24 giugno 1944 e investe i boschi di Isola Serafini, dove hanno trovato rifugio militari inglesi fuggiti dal campo di prigionia di Crotta d’Adda dopo l’8 settembre 1943, giovani renitenti locali e alcuni componenti una missione inglese nel frattempo paracadutata. Il secondo rastrellamento su vasta scala del 26 settembre 1944, che ha come obiettivo prioritario la Cascina Baracca di Roncarolo di Caorso, è condotto anche da due plotoni delle Waffen SS di Cremona che si portano in zona iniziando a pattugliare i boschi sulla sponda del Po a partire da San Nazzaro.
L’attività partigiana in alta val d’Arda
Con la tarda primavera e l’arrivo dell’estate del 1944, i primi Monticellesi ad operare un salto di qualità nella lotta partigiana raggiungono l’Alta val d’Arda, sbocco naturale per la contiguità territoriale. È con il mese di settembre che il numero diventa consistente e va ad ingrossare la costituenda 62^ Brigata Garibaldi della Divisione Val D’Arda. Con la riorganizzazione delle formazioni partigiane del marzo dell’anno dopo, la stessa brigata sarà comandata dal Monticellese Remo Carini “Baffo”.
Diverso è il percorso di Lino Vescovi “Valoroso” che ai primi del mese di luglio raggiunge i monti della val Luretta ed entra nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Figura leggendaria, comandante della 9^ Brigata della Divisione Piacenza, cadrà in combattimento il 16 aprile 1945 nel corso della vittoriosa battaglia del Monticello di Gazzola. Lino Vescovi è Medaglia d’Argento al valore militare alla memoria.
Antonio Carini, Ispettore nel Comando Generale delle Brigate Garibaldi
Antifascista di vecchia data, costretto ad emigrare in Argentina nel 1924, volontario in Spagna nelle Brigate Internazionali, internato nei campi francesi di Saint Cyprien, di Gurs e Vernet e poi inviato al confino all’isola di Ventotene. Componente del ristretto comando generale delle Brigate Garibaldi viene catturato durante una missione in Romagna e orrendamente trucidato. Antonio Carini è Medaglia d’Argento al valor militare alla memoria.
Di seguito è indicato il numero dei partigiani monticellesi e il nome dei caduti, ma altri monticellesi hanno concorso alla Resistenza, i militari che, dopo l’8 settembre 1943, ancora schierati in Italia e su altri fronti, sono stati catturati ed internati in Germania – gli IMI – e che hanno rifiutato il reclutamento nelle nuove divisioni mussoliniane.
Partigiani di origine monticellese n. 74
Partigiani caduti, nati o residenti a Monticelli, n.14:
- BARABASCHI DANILO
- CARINI ANTONIO
- CATTADORI ARMANDO
- CHIAPPA ARMANDO
- FERRARI FRANCESCO
- FERRARI REMO
- GARILLI ARMANDO
- MAZZINI EMILIO
- POLLASTRI MARIO
- SALVATO ETTORE
- VESCOVI LINO
- ZILIOLI ENORE
- ZILIOLI GIOVANNI “NINO”
- ZILLI GUIDO
Ex militari monticellesi di cui è noto l’internamento in Germania (IMI): n° 150 (di cui deceduti: n° 8)
Antifascisti deportati in Germania: n° 6 (di cui deceduti. n° 4)
Antifascisti deportati a Bolzano: n° 7
Antifascisti imprigionati nelle carceri di San Giuliano di Castelvetro Piacentino (Comando SS Italiane del tenente Michele Lombardo): n° 9
Testimonianze della lotta partigiana
Lapidi e cippi ricordano siti e fatti rilevanti della lotta partigiana nel comune di Monticelli d’Ongina
A Monticelli
- Statua-monumento a Lino Vescovi “Valoroso” nel cimitero locale,
- Monumento ai partigiani caduti (Francesco Ferrari, Armando Garilli, Emilio Mazzini ed Ettore Salvato) nel cimitero locale.
A San Nazzaro
- Monumento ai partigiani caduti (Antonio Carini, Armando Cattadori, Armando Chiappa) nel cimitero locale.