Carlo Carini (1923-1944) – Il partigiano calciatore

       

  

La nascita in Scozia da genitori italiani

Lo chiamano “l’inglese”, ma pur essendo nato in Scozia è di origini piacentine da parte di padre: è l’unico figlio di Cesare Carini, nato a Sariano di Gropparello, e di Filomena Curà. Carlo Roberto Carini nasce ad Arbroath l’11 marzo 1923; nella cittadina scozzese, dove i genitori sono ben conosciuti come gestori di fish and chips, frequenta con ottimi risultati la St Thomas Roman Catholic Junior School e in seguito la High School. In questo periodo, inoltre, studia pianoforte, partecipa ai campionati studenteschi di atletica e inizia a giocare a calcio, militando nella squadra scolastica e in formazioni giovanili della zona.

Dalla Scozia all’Italia, palla al piede

Carlo torna in Italia nel 1938 per accompagnare la madre afflitta da problemi di salute e alla ricerca di un clima più mite rispetto a quello scozzese. Prende residenza a Piacenza, in via Pietro Cella 30, e prosegue gli studi nel Collegio San Vincenzo. Nel frattempo partecipa ai campionati di Sezione Propaganda con la Folgore e il Fulmine, ed entra nelle giovanili del Piacenza. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale divide la famiglia Carini: Cesare, in quanto cittadino italiano, cioè di un Paese che aveva dichiarato guerra alla Gran Bretagna, viene internato dalle autorità britanniche in un campo di prigionia sull’isola di Man, mentre Carlo e Filomena restano bloccati in Italia e vedono interrompersi le comunicazioni con la Scozia.

Carlo continua gli studi e prosegue l’attività sportiva: dopo diverse apparizioni nella formazione “riserve” debutta con la prima squadra del Piacenza nel campionato di Serie C 1942-43. Con la maglia biancorossa colleziona 13 presenze con 2 reti, nel ruolo di mediano o centromediano (Nella foto Carlo Carini in occasione della partita  Carpi – Piacenza del 31.01.1943). Viene citato per l’ultima volta sulle colonne de La Scure – il quotidiano piacentino del tempo – il 30 gennaio 1944, alle convocazioni per la gara di esordio del campionato successivo Carini non disputerà però in quella stagione alcuna partita ufficiale, perché già nelle settimane successive all’invasione tedesca dell’Italia del 9 settembre 1943 aveva iniziato a collaborare con la nascente Resistenza.

Con i partigiani nella lotta di Liberazione

È un convinto antifascista, anche in virtù dell’educazione ai principi democratici ricevuta in Gran Bretagna. Grazie alla conoscenza della lingua inglese, Carini diviene subito un elemento fondamentale della rete di salvataggio degli ufficiali del Commonwealth catturati in Africa settentrionale e detenuti all’Opera pia Alberoni di San Lazzaro e, soprattutto, a Veano di Vigolzone, fuggiti dopo l’annuncio dell’armistizio. Non pochi di loro entrano nella Resistenza (cfr. Da prigionieri a partigiani).

Nei primi mesi del 1944 i bandi di chiamata alle armi della Repubblica di Salò si fanno sempre più pressanti e Carlo deve scegliere tra il forzato arruolamento nell’esercito del ricostituito regime fascista e la renitenza, con conseguente rischio di arresto e deportazione: lui decide di salire in montagna e diventare partigiano. La sua adesione è datata 16 giugno 1944, in Val d’Arda, la parte alta della quale è già stata ‘liberata’ e passata sotto il controllo delle formazioni partigiane.

La cattura e la fucilazione

Carlo è inquadrato nella 141a Brigata “Castagnetti”, che fa base sulle alture del territorio di Carpaneto. Non sentendosi adatto ai combattimenti di posizione, chiede e ottiene dal comandante “Willy” (Guglielmo Beghi) di fare parte della ‘squadra volante’ della formazione, un piccolo reparto incaricato di compiere puntate in pianura, alla ricerca di armi e munizioni, anche con attacchi ad automezzi militari nemici in transito.

Il 31 ottobre 1944 è in missione sulla strada San Giorgio – Piacenza assieme all’amico fraterno e compagno d’armi Aldo Bruschi (Bill). Sostengono uno scontro a fuoco con militi fascisti sopraggiunti e ne sono infine catturati. Portati al Comando di Piacenza, subiscono un durissimo interrogatorio condotto dal maresciallo dell’Ufficio Politico Investigativo della GNR Ugo Patrizi, ben noto per i suoi metodi violenti. Poi, all’alba del 1° settembre, sono entrambi portati e fucilati nei pressi dello stabilimento militare della Pertite verso Sant’Antonio. Solamente a Liberazione avvenuta il padre Cesare viene a conoscenza della tragica sorte del figlio.

La memoria

Oltre che su un cippo eretto sul luogo dell’esecuzione, inaugurato nel terzo anniversario della fucilazione, il 1° novembre 1947, alla presenza del padre e delle autorità civili, militari e partigiane di Piacenza, il nome di Carlo Carini è inciso e ricordato anche sul monumento ai caduti della Seconda Guerra Mondiale ad Arbroath. Alla sua memoria è stata inoltre conferita la Medaglia d’Argento V.M. Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Borgo Val di Taro, assieme a quelle della madre, originaria della zona.

Bibliografia

  • Archivio ANPI PC, Fondo Partigiani caduti, Scheda ad nomen.
  • Archivio storico di «La Scure» e di «Libertà».
  • Articolo senza titolo su «Libertà», 16 novembre 1947, p.3.
  • Posthumous Award for Arbroath Partisan, in «The Arbroath Herald», 23 gennaio 1948.
  • Davide Solenghi, Massimo Farina, Carlo Fontanelli, Enciclopedia Biancorossa, GEO Edizioni, 2020.
  • Ermanno Mariani, L’ultimo gol in biancorosso, poi sui monti per unirsi ai partigiani della Valdarda, in «Libertà», 23 febbraio 2022, p.29.

D. S. – M. F.

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