Nato a Bobbio nel 1889, Giuseppe Bellocchio viene avviato dalla famiglia alla carriera militare e partecipa alla I Guerra Mondiale nel corpo degli Alpini.
Finita la Grande Guerra, prosegue la carriera militare e allo scoppio del secondo conflitto mondiale è Generale di Divisione. Nel 1941 riceve l’incarico di comandante della Zona militare di Alessandria. Dopo l’8 settembre ’43 non si arrende alle forze tedesche, fugge e si nasconde nell’Oltrepò pavese.
Arriva clandestinamente a Milano, dove entra a far parte del movimento partigiano di resistenza al nazifascismo. Grazie al suo alto grado, partecipa a compiti e responsabilità ai massimi livelli nella lotta di Liberazione.
Dopo la Liberazione torna a Bobbio, dove resta fino alla morte, avvenuta nel 1966 all’età di 77 anni.
L’AVVIO ALLA CARRIERA MILITARE
Giuseppe Bellocchio nasce a Bobbio nel 1889 da un padre commerciante. Viene avviato alla carriera militare dalla famiglia, probabilmente sulla scorta di un cognato, maggiore del Genio. Entrato nel corpo degli Alpini, partecipa alla I Guerra Mondiale, conclusa con il grado di Maggiore.
Al termine del conflitto prosegue la formazione militare, frequentando il corso triennale di Scuola di Guerra di Torino, per la formazione degli Ufficiali di Stato Maggiore.
Negli anni tra il 1928 e il 1931 viene inviato in Albania dove ha il compito di addestrare le truppe del re Zogu, appena insediatosi al potere con il sostegno di Mussolini. Qualche anno più tardi, nel 1939, le truppe italiane dello stesso Mussolini invadono e occupano l’Albania.
LA II GUERRA MONDIALE
Quando scoppia il secondo conflitto mondiale, Giuseppe Bellocchio ha ormai raggiunto il grado di Generale di Divisione e nel 1941 riceve l’incarico di comandante della zona militare di Alessandria.
All’arrivo delle forze militari di occupazione tedesche il 9 Settembre 1943, giorno successivo all’Armistizio, Bellocchio rifiuta di arrendersi e si sottrae alla cattura, trovando rifugio nell’Oltrepò pavese. Da qui arriva clandestinamente a Milano, sotto il falso nome di Giovanni Comaschi. Entra a far parte di un gruppo di ufficiali inseriti nel movimento partigiano di resistenza al nazifascismo.
LA PARTECIPAZIONE AL MOVIMENTO PARTIGIANO
Giuseppe Bellocchio è l’ufficiale più alto in grado del gruppo e per questo viene chiamato a far parte, in qualità di esperto militare, del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà (C.V.L.).
Insieme a lui ci sono Ferruccio Parri e Luigi Longo, in quella che è a tutti gli effetti la direzione politica e militare in campo nazionale del movimento partigiano, che si trovava clandestinamente proprio nella città di Milano.
Diventa così partecipante attivo in compiti e responsabilità di massimo livello nella lotta di Liberazione. Mantiene queste responsabilità fino al settembre del 1944, quando arriva segretamente a Milano il generale Raffaele Cadorna per assumere il comando del C.V.L., incarico ricevuto direttamente dal governo antifascista italiano. Il nuovo governo infatti, costituito inizialmente nel sud Italia, con la progressiva ritirata delle forze nazifasciste, si era insediato a Roma nel Giugno ’44.
Il Generale Bellocchio non gradisce particolarmente la sostituzione, ma accetta di assumere la direzione del Comando Piazza di Milano, con il compito di coordinare l’attività delle formazioni partigiane che operavano nella città lombarda, capitale della Resistenza.
Dopo la Liberazione, Giuseppe Bellocchio torna a Bobbio dove rimase a vivere, collocato in pensione con il grado di Generale di Corpo d’Armata.
Rimase nella cittadina fino a quando si spense nel 1966, all’età di 77 anni.
M. P.
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