Ziano partigiana

Funerale a Ziano del partigiano Ferdinando Casazza, di anni 25.

Il comune di Ziano Piacentino, con territorio collinare  confinante con la provincia di Pavia, ancora durante la Seconda guerra mondiale ha essenzialmente una economia agricola fatta da medie aziende agro-zootecniche e viticole che impiegano salariati, braccianti e  vignaioli terziari. Questi all’inizio del Novecento si erano organizzati nelle leghe sindacali contadine per migliorare la propria  misera condizione e dopo la Prima guerra mondiale avevano conseguito alcune prime conquiste.

Il fascismo aveva però, prima con la violenza dello squadrismo e poi l’azione del regime, impedito le libere organizzazioni sindacali e bloccato l’emancipazione del mondo del  lavoro.

Il movimento partigiano di Liberazione dall’ occupazione tedesca e dal fascismo trova dunque un naturale terreno di consenso e di adesione fra la maggioranza della popolazione di Ziano. Alcune figure mitiche della Resistenza, quale Alberto Araldi “Paolo” e Cesare Pozzi “Fusco”, erano nati e cresciuti in gioventù in questo comune.

Il castello di Montalbo da campo per prigionieri britannici a presidio militare tedesco

Nel comune di Ziano durante la lotta di liberazione non hanno luogo significative azioni partigiane. Va tenuto presente che nella parte più alta del suo territorio, a Montalbo, sul crinale fra la Val Tidone e la Val Versa, dopo l’8 settembre s’insedia un presidio tedesco all’interno del locale castello, al tempo di proprietà del Seminario di Piacenza e che fra il 1941 ed il maggio ’43 era stato utilizzato dal Regio Esercito italiano come campo di prigionia per ufficiali inglesi  e del Commonwealth britannico catturati in Libia e nel Mar Egeo.Di conseguenza, mentre in gran parte dei comuni Appenninici piacentini  sono stati via via attaccati ed eliminati i presidi militari fascisti – in più casi con relativa facilità – ed il controllo del territorio è passato, per periodi più o  meno lunghi, alle formazioni partigiane,  quel ben più agguerrito  presidio tedesco, difeso fra l’altro dalle massicce mura del castello, risultava inespugnabile.

I partigiani di Ziano nelle brigate “Giustizia e Libertà”

Gli aderenti alla Resistenza residenti nel comune di Ziano Piacentino danno il loro contributo alla lotta di Liberazione  (in maggioranza, almeno una cinquantina di combattenti), nelle brigate  operanti in Val Tidone della Divisione partigiana “Giustizia e libertà” al comando dell’ex ufficiale dei carabinieri Fausto Cossu.

Sono quindi nell’estate del ’44 fra i protagonisti della Liberazione dei comuni di Nibbiano e di Pianello, ma  subiscono il drammatico rastrellamento invernale della Turkestan e partecipano dal febbraio ’45 alla ripresa dell’iniziativa partigiana che porta progressivamente alla  liberazione definitiva di tutti in comuni della Val Tidone, compreso infine quello di Ziano con l’abbandono tedesco del loro presidio a Montalbo.

Durante il rastrellamento della Turkestan che determina il ritiro delle brigate G.L. dalla Val Tidone verso la Val Nure, alcuni partigiani del comune di Ziano tornano alle loro case per vivere temporaneamente lì nascosti o nei dintorni, sicuri della protezione degli abitanti. Alla loro caccia arriva però il 7 dicembre 1944 una squadra di militi fascisti dal Pavese. Sorprendono e catturano nella sua abitazione di Ziano Ferdinando Casazza (cl. 1919) e lo fanno sfilare per le vie del paese, per intimorire la popolazione. Viene poi condotto a Piacenza e infine a Parma dove la locale Kommandantur tedesca ha il compito di decidere il destino dei catturati. Viene però ferito gravemente durante il trasferimento e, ricoverato all’ospedale di Parma, vi muore due giorni dopo, il 17 dicembre del 1944. Il suo nome viene dato alla brigata partigiana a cui apparteneva, che viene pertanto chiamata 10° Brigata G.L. “Casazza”.

Apparteneva a questa brigata anche Olimpio Salvini, nato nel 1924 a Nibbiano V.T. ma residente a Case Galli-Albareto di Ziano, che, ferito nei pressi di Trevozzo il 3 marzo 1945 in uno scontro con militi fascisti, è da questi catturato e poi messo brutalmente a morte. Un altro giovane di Albareto, Adelio Zaffignani (cl. 1925), era stato, il 5 giugno 1944, uno dei primi caduti piacentini della Resistenza.

Nella Brigata/Divisione “Matteotti” pavese al comando di “Fusco”

Altri giovani di Ziano aderiscono alla Resistenza in formazione partigiane del territorio pavese, quasi tutti nelle Brigata diventata poi Divisione Matteotti “Dario Barni” che opera nell’alta Val Versa al comando di Cesare Pozzi (1914-2007) nato e cresciuto a Vicobarone

Cesare Pozzi aveva partecipato alla guerra in Libia come sottufficiale del Genio e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 era riuscito per un soffio a rientrare a casa e a sottrarsi alla cattura tedesca. Messa la sua esperienza militare al servizio della lotta di Liberazione diventa, con il nome di “Fusco”, un comandante partigiano di grande prestigio, per l’abilità dimostrata in momenti cruciali: nel portare ad esempio in salvo i suoi uomini durante il grande rastrellamento “nazi-mongolo” iniziato il 23 novembre ’44 e nella battaglia delle Ceneri del 14 febbraio ’45 quando in  Val Versa viene respinta una grossa colonna di rastrellatori nazifascisti, primo segnale di riscossa partigiana dopo il durissimo inverno.

Il 25 aprile 1945 a giungere per primi a Vicobarone e a Ziano, provenienti dalla Val Versa, sono proprio due distaccamenti della “Matteotti”, composti prevalentemente da partigiani di Ziano, Borgonovo V.T. e C. S. Giovanni. Vanno poi a Borgonovo e ne salutano l’avvenuta liberazione sfilando per le vie del paese. Si dirigono infine a Stradella, ancora presidiata da militari nazifascisti, e contribuiscono alla sua liberazione.

In territorio pavese hanno però lasciato la vita due giovani partigiani di Ziano: Cesare Calatroni (cl. 1924), fucilato a Montalto Pavese il 20 settembre 1944, e Carlo Pietranera (cl. 1922), caduto a Montù Beccaria il 7 novembre 1944.

Nell’Oltrepò Pavese – con puntate anche nel Piacentino – ha imperversato  in violenze e delitti anche una formazione fascista autonoma, particolarmente protetta dalle forze tedesche dalle quali aveva anche preso il nome Sicherheits Abteilung.  Uomini di questa il 29 marzo 1945 hanno teso un agguato e ammazzato sulla via Emilia il segretario comunale di Ziano, Arnaldo Negri, che abitava nel Pavese. Non se ne sono conoscono i motivi, ma per quella banda anche i motivi più futili bastavano per uccidere. Dopo la Liberazione, il loro capo, Felice Fiorentini, in fuga ad un traghetto sul Po, viene riconosciuto e fermato da uomini di Fusco. Mostrato in giro chiuso in una gabbia di legno, è poi condotto e fucilato a Piane di Pietra Gavina dove lui aveva fatto mettere a morte tre antifascisti.

Araldi “Paolo”, Molinari “Bruni” e Luigia Repetti

Il comune di Ziano, oltre che a Cesare Pozzi, ha dato i natali ad un altro grande comandante, eroe e martire della lotta di Liberazione: Alberto Araldi “Paolo”.

Nato nella frazione di Montalbo il 18 gennaio 1912, già vicebrigadiere nell’Arma dei carabinieri, aderisce alla formazione partigiana di Fausto Cossu che, viste le sue qualità, lo nomina comandante della III Brigata G.L. e suo vice-comandante di Divisione. Autore di audaci colpi di mano fra cui, nel luglio ’44, la clamorosa cattura del federale fascista di Piacenza Antonino Maccagni, nel momento in cui il movimento partigiano appare piegato dal rastrellamento della Turkestan, Paolo ritenta l’impresa nei confronti del nuovo federale e prefetto Rodolfo Graziani. Tradito però da un falso informatore, viene fatto prigioniero dalla GNR fascista e fucilato il 6 febbraio ’45 nel cimitero di Piacenza.  Gli è stata conferita alla memoria, dal Capo dello Stato italiano, la Medaglia d’Oro al valor militare.

Altro personaggio di rilievo della Resistenza piacentina, nato e cresciuta a Ziano, è il maestro Emilio Molinari (1.1.1914 – 6.5.2006).  E’ lui che nel giugno 1944 accetta il rischioso incarico di componente del CLN provinciale in rappresentanza della DC, dopo che il suo predecessore Francesco Daveri, identificato come antifascista e condannato a cinque anni di carcere, è riuscito a sottrarsi alla cattura espatriando clandestinamente in Svizzera (ritornato in Italia sarà poi catturato della SS hitleriane e morirà nel lager di Mauthausen-Gusen).

Nell’organismo politico di promozione ed indirizzo del movimento di Liberazione, composto anche dai rappresentanti del Partito comunista, del Partito socialista e del Partito d’azione, Molinari, che ha assunto il nome di “Bruni”, è un importante fattore di unità. Inflessibile nella lotta ai fascisti e nazisti e però anche portatore di un atteggiamento umanitario, contrario a ritorsioni ed esecuzioni sommarie nei confronti dei nemici vinti.

E’ originaria di Ziano anche una figura femminile vittima d’inaudita violenza fascista: Luigia Repetti vedova Stevani. Nata nel 1902, laureata in lingua tedesca, viene utilizzata dal Comando militare germanico di Piacenza come interprete. Però, dato che suo figlio ha aderito alla Resistenza, viene accusata dai fascisti di essere una informatrice dei partigiani. Messa in carcere è sottoposta ad un lungo interrogatorio dalla polizia militare tedesca, che però non riscontra motivi concreti di accusa e la lascia libera. Ma qualche tempo dopo, nel corso della notte del 19 agosto 1944, Luigia viene prelevata dalla sua casa da una squadra di militi fascisti, trasportata al cimitero di Piacenza e barbaramente messa a morte.

 G.L. C.  –  I. M.

Partigiani residenti o nati nel comune di Ziano:

n. 60 inseriti nelle formazioni partigiane piacentine, più alcune decine in formazioni pavesi.

Dei quali caduti: n. 6

  • Alberto Araldi “Paolo”
  • Cesare Calatroni
  • Ferdinando Casazza
  • Carlo Pietranera
  • Olimpio Salvini
  • Adelio Zaffignani

Antifascisti di Ziano deportati in un lager tedesco: n. 2

  • Bruno Losi, cl. 1924, macellaio, partigiano della 10a Brigata G.L. “Casazza”, catturato a Ziano il 24 novembre 1944 all’inizio del rastrellamento della Turkestan, deportato nel lager di Ansbach-Flossembürg, liberato dall’esercito americano.
  • Franco Rigamonti, cl. 1921, chimico occupato a Milano, partito con un convoglio da Milano il 4 marzo 1944 per il lager di Muthausen-Gusen, liberato dagli americani.

Testimonianze a memora dei caduti di Ziano Piacentino

  • Monumento a Ziano
  • Monumento a Vicobarone (sul quale nel 2023 è stata posta una targa anche a ricordo di Cesare Pozzi “Fusco” deceduto nel 2007)