Il comune di Borgonovo Val Tidone si estende, oltre che in pianura, sulle prime colline appenniniche. Circa 7.500 abitanti negli anni della Seconda guerra mondiale, più della metà residenti in grosse frazioni, la maggior parte salariati e braccianti agricoli, con una ricca storia prefascista di lotte per il miglioramento economico e l’emancipazione sociale. A Borgonovo e non a Piacenza era stata collocata nel 1898 la prima sede della Federazione provinciale del Partito Socialista Italiano.
Il capoluogo, posto a soli 5 Km da Castel S. Giovanni che è il entro urbano della Val Tidone e perciò fortemente presidiato da forze militari sia fasciste sia hitleriane, non si presta ad essere stabilmente controllato dalle forze partigiane ma ne è più volte efficacemente investito, tanto che anche le forze nazifasciste sono costrette per diversi mesi a rinunciare al loro presidio. Compiono però a Borgonovo sanguinose incursioni.
Ad assicurare la continuità dell’amministrazione del Comune è il segretario Lino Meneghetti, persona colta e antifascista. Però, in seguito alle continue pressioni dei fascisti locali per il suo allontanamento, dalla prefettura di Piacenza viene destinato a Nibbiano. Lui, per non subire l’umiliante trasferimento, si uccide con un colpo di pistola.
Partigiani in azione a Borgonovo al comando di Pietro Chiappini
La parte più alta della Val Tidone, in particolare il territorio di Pecorara, costituisce anche per i “ribelli” borgonovesi il primo rifugio e luogo di aggregazione. E’ su iniziativa di un borgonovese, Pietro Chiappini, già allievo ufficiale e, finita la guerra, maestro nelle scuole elementari, che vi si forma uno dei primi gruppi di resistenza, denominato Banda Parmigiani, dal nome partigiano assunto da Chiappini. La prima azione – quattro partecipanti in tutto – per procurarsi armi e munizioni, viene compiuta il 4 maggio ’44 nei confronti proprio della caserma/presidio militare di Borgonovo, posta in quella che diventerà via Gramsci. L’attacco fallisce perché i militari presenti nella caserma reagiscono con un lancio di bombe a mano. I partigiani si ritirano immediatamente.
Il 29 giugno del ’44, Chiappini ritenta l’assalto alla caserma, ancora con un pugno di partigiani, tra cui il giovanissimo Luigi Razza. L’azione questa volta va a buon fine, grazie anche all’aiuto di un milite di guardia alla caserma, convinto in precedenza a collaborare con i partigiani. I componenti del presidio vengono disarmati, le armi, munizioni e bombe a mano, caricate su un automezzo vengono portate a Rocca d’Olgisio dove la Banda Parmigiani si era insediata. Prima di lasciare Borgonovo però si portano davanti alla Banca di Piacenza situata in via Roma. Avevano necessità di armi ma anche di denaro. Dal bar di fronte alla banca, Chiappini, dopo aver intimato al direttore di aprirne il portone, lancia una bomba a mano contro il muro dell’edificio. La porta è subito aperta, i partigiani entrano, s’impossessano di trentanovemila lire e poi si ritirano verso la collina. Da quel giorno il presidio di Borgonovo viene rinforzato con una decina di militi della GNR.
Appena la notizia giunge alle autorità fasciste di Piacenza, due squadre di armati fascisti partono per Borgonovo al comando dello spietato Remo Rossini. Giunti nei pressi della caserma avvistano due dei carabinieri disarmati e li passano immediatamente per le armi: Giuseppe Agnello, 25 anni, originario della provincia di Palermo, e Pasquale Pratillo, 28 anni, di quella di Caserta.
I partigiani borgonovesi nella Divisione “Giustizia e Libertà”
La Banda Parmigiani in luglio si insedia nella ex caserma dei carabinieri di Pecorara, con un distaccamento a Montemartino. Ha raggiunto la settantina di aderenti ma viene sciolta ed assorbita nella più grande formazione della Val Tidone-Val Trebbia al comando dell’ex tenente dei carabinieri Fausto Cossu, formazione che in agosto assume la denominazione di “Divisione Giustizia e Libertà”, strutturata in più brigate. Gran parte dei 140 partigiani borgonovesi militeranno in queste brigate.
Appartiene alla II° Brigata e alla squadra di Lino Vescovi “Il Valoroso” il più giovane fra i caduti borgonovesi, Natale Barattieri, nato il 25.12.1925, bergamino. E’ uno dei tre partigiani che il 26 luglio ’44 sono feriti e catturati in un agguato fascista presso l’incrocio fra la strada di Campremoldo e quella per Castelbosco (eccidio di Castelbosco). I tre sono prima interrogati sotto tortura e poi portati ed uccisi nel cimitero di Piacenza. I loro vengono ridotti dai militi fascisti in condizioni tali che il padre di Natale, Vittorio, avvertito e giunto in quel cimitero, riesce, fra le quattro salme, a identificare quella del figlio solo dalle scarpe ai suoi piedi.
Il grande rastrellamento “nazi-mongolo”; la cattura e deportazione di Luigi Razza
Anche Borgonovo, il 23 dicembre 1944, è subito investito dal grande rastrellamento attuato progressivamente in tutto il territorio piacentino dai battaglioni nazi-“mongoli” della 142a Divisione di fanteria tedesca “Turkestan”. Il giovane Luigi Razza e il compagno Luigi Carella, inviati dal comando della loro brigata da Castelnuovo (frazione di Borgonovo) in avanscoperta a Borgonovo, sono avvistati presso la Rocca comunale dai soldati già arrivati nel paese e fatti segno da raffiche di mitra. Carella è colpito ad una gamba però riesce a nascondersi nei sotterranei dell’edificio; Razza tenta la fuga in direzione delle scuole ma è inseguito dagli spari e infine catturato. Condotto nel carcere di Parma, viene destinato alla deportazione in un lager nazista di annientamento attraverso il lavoro. Dopo soste di trasferimento nel carcere di Parma, di Verona e nel campo di smistamento di Bolzano, giunge il 4 febbraio 1945 nel lager di Mauthausen e poi spostato il 15 marzo nel sottocampo di Gusen, dove riesce a sopravvivere poco più di un mese: la sua vita si spegne infatti, il 21 aprile 1945. L’atto di morte, pervenuto alla famiglia nel gennaio del 1967 indica come causa di morte arresto cardiaco, polmonite. Nato il 13.12.1925, Luigi aveva poco più di 19 anni. Il suo corpo non verrà mai ritrovato.
Anche un civile estraneo alla lotta partigiana, Tino Dallavalle, è vittima a Borgonovo della violenza omicida nazifascista. Mentre percorre una via del paese, al ragazzo è intimato da militari tedeschi l’alt. Spaventato si dà alla fuga inseguito dai soldati. Giunto nella zona dove verrà costruito nel dopoguerra il cinema Capitol, tenta di scavalcare un recinto di rete metallica ma è colpito da una raffica e muore all’istante. Sul luogo sono presenti alcuni ragazzini intenti a giocare, che assistono così al brutale assassinio. Il corpo di Tino rimane a cavalcioni della rete per tutto il giorno, sorvegliato da un tedesco: nessuno può avvicinarsi. Solo alla sera quel cadavere viene caricato su un carretto e portato via.
Dalla Val Tidone verso Piacenza per la liberazione anche del capoluogo provinciale
Verso la fine del febbraio 1945 i partigiani, sconvolti e dispersi dal rastrellamento della Turkestan, pure in Val Tidone cominciano a riannodare le fila e a riconquistare il controllo del territorio, a cominciare dal comune di Pecorara.
Il 10 aprile si ha a Borgonovo ancora uno scontro fra fascisti e partigiani. Due di questi, fra cui Mario Lovotti, ventiquattrenne di Piacenza, entrano in un bar del paese e vi sorprendono tre militi fascisti. Tutti e cinque danno mano alle armi: due fascisti vengono gravemente feriti mentre il terzo riesce a scappare. Però quando i due partigiani escono dal locale trovano a fronteggiarli altri armati fascisti, accorsi al rumore degli spari. Lovotti ne viene freddato, mentre il compagno riesce a salvarsi con la fuga.
Infine, il 25 aprile 1945, con le brigate della Val Tidone anche molti partigiani borgonovesi muovono verso Piacenza per gli ultimi scontri con le forze nazi-fasciste, partecipando così alla liberazione della città capoluogo della provincia.
I.M. – R.R.
Partigiani originari di Borgonovo Val Tidone: 140.
Partigiani caduti nati o residenti a Borgonovo Val Tidone: 5
ALBERTO ARALDI “Paolo”, fucilato a Piacenza il 6.2. 1945, Medaglia d’Oro V.M. alla memoria
NATALE BARATTIERI
TINO DALLAVALLE (civile, non combattente)
LUIGI RAZZA
ARTEMIO MAZZARI
ICILIO CASTALDI
Borgonovesi deportati in campi di concentramento tedeschi: 5
PIETRO CHIAPPINI, cl.1920, arrestato a Trevozzo di Nibbiano nel gennaio 1945, deportato nel campo di transito di Bolzano, tornato libero a fine aprile 1945.
GIUSEPPE DA PRATI, cl. 1919, tenente degli alpini, arrestato a Genova nell’ottobre 1944, deportato nel campo di concentramento di Flossembürg, poi trasferito in quello di Dachau; tornato a casa nel giugno del 1945.
LUIGI RAZZA , cl. 1925, catturato a Borgonovo nel novembre 1944, deportato nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen e lì deceduto nell’aprile 1945.
CLEMENTE TACCHINI, partigiano nella 3a Brigata “Paolo”, arrestato nel gennaio 1945, deportato nel campo di transito di Bolzano, tornato libero a fine aprile 1945.
ANICETO CERON, deportato nel campo di Bolzano, Blocco G con matricola 9472, tornato libero a fine aprile 1945.
Militari originari di Borgonovo, catturati dall’esercito tedesco e internati – IMI – in campi di lavoro germanici: 182
Memorie della Resistenza nel comune di Borgonovo Val Tidone:
- Le vittime sono ricordate in una lapide posta sul monumento ai caduti della 1a guerra mondiale in Piazza Garibaldi. Un’altra lapide li ricorda sul muro all’ingresso del cimitero comunale.
- Nel cimitero di Borgonovo, dove riposano i resti di Alberto Araldi “Paolo”, la tomba-monumento lo ricorda quale vice comandante della Divisione “Giustizia e Libertà” e una lapide affissa sul muro all’ingresso del cimitero riproduce la motivazione dell’ attribuzione della Medaglia d’Oro V.M. alla sua memoria.
- A Borgonovo, sul lato di piazza Garibaldi che prospetta sul piazzale delle scuole, una “pietra d’inciampo” inserita nella pavimentazione ricorda la data della cattura e quella dell’assassinio di Luigi Razza nel lager di Mauthausen-Gusen.
- L’asilo nido comunale di Borgonovo è dedicato a Luigi Razza.