Antonio Carini “Orso” (1902-1944)

Fra i primissimi piacentini a imboccare la strada della lotta armata contro il nazi-fascismo, è anche uno dei primi a pagare la sua scelta con la vita.

Originario di Monticelli d’Ongina, emigrato nel 1924 in Argentina, militante comunista. Nella primavera del 1937, a seguito del colpo di stato del generale Franco in Spagna, ritorna in Europa per arruolarsi nelle Brigate Internazionali. Dopo il ripiegamento in Francia, finisce nei campi d’internamento. Consegnato alla polizia italiana, è inviato al confino a Ventotene. Liberato a fine agosto 1944, partecipa a Milano alla riunione costitutiva delle Brigate Garibaldi ed entra a far parte del Comando Generale. Inviato come ispettore in Romagna, viene catturato dalle milizie fasciste e trucidato nel marzo del 1944 presso Meldola di Forli.

Le origini a San Nazzaro di Monticelli d’Ongina

Antonio Carini nasce il 7 Ottobre 1902 a San Nazzaro di Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza. Svolge l’attività di barcaiolo sul fiume Po nella piccola impresa di famiglia. Dopo il servizio militare, presso la caserma del Genio Pontieri di Piacenza, lavora come muratore e carpentiere e si iscrive al Partito Comunista appena costituito. Sottoposto dal regime fascista  a continue vessazioni, nel settembre del 1924 lascia l’Italia ed emigra in Argentina.

Emigrato in Argentina

In Argentina si adatta a diverse occupazioni, come muratore, cementista e guardiano notturno in cantieri edili.

Nel frattempo frequenta gli ambienti degli emigrati italiani e partecipa attivamente alle lotte politiche e sindacali, a scioperi e manifestazioni, tanto da essere segnalato alla polizia per la sua ideologia. Nel 1935 si iscrive al Partito Comunista argentino svolgendo incarichi di responsabilità.

Viene fermato più volte dalla polizia. Il 7 gennaio 1936 è sottoposto a processo per “attacco alla libertà di lavoro e ribellione sociale” e condannato a 18 mesi di reclusione che sconterà solo in parte.

Alla notizia del colpo di stato contro la repubblica spagnola, liquida la piccola impresa di costruzioni edili che nel frattempo ha costituito con Guido Piroli, un altro piacentino, originario di Pontenure e, con il ricavato, contribuisce a sostenerele le spese per il viaggio verso la Spagna anche di altri volontari.

La partecipazione alla guerra civile spagnola

Sbarcato ad Anversa il 5 Febbraio 1937, raggiunge Barcellona via Parigi e, il 2 aprile successivo, viene inquadrato ad Albacete nel battaglione Garibaldi delle Brigate Internazionali, che diventerà poi la XII Brigata Garibaldi, formato in prevalenza da italiani. Al comando di un reparto d’assalto, partecipa a diversi combattimenti e resta ferito tre volte con prolungati ricoveri ospedalieri. Apprezzato per il suo impegno, coraggio e disciplina, anche da Luigi Longo, il comunista Commissario Generale delle Brigate Internazionali, assume incarichi di sempre maggiore rilievo, sino a diventare Commissario addetto all’intendenza della Brigata.

Dopo lo scioglimento delle Brigate Internazionali si trattiene ancora in Spagna, inquadrato nell’esercito repubblicano spagnolo, con incarico di Commissario Politico. Partecipa alla difesa di Barcellona con altri volontari italiani garibaldini.

A febbraio del 1939, valicato il confine francese, è internato nei campi di Saint Cyprien, Gurs ed infine Vernet nell’Ariège. A seguito della sua richiesta di rientrare in Italia, il 9 aprile 1941 viene consegnato alla polizia italiana alla frontiera di Mentone.

Il ritorno in Italia e la lotta di Liberazione

Secondo la prassi in uso, viene portato ed incarcerato a Piacenza, con l’accusa di attività antinazionale all’estero e poi condannato a cinque anni di confino sull’isola di Ventotene dove giunge il 22 Maggio 1941 e ritrova Longo e diversi altri dirigenti del Pci.

Alla caduta del regime fascista (25 luglio 1943), anche i confinati comunisti, seppur dopo di altri, vengono lasciati liberi. Carini, rilasciato il 21 agosto, dopo alcuni giorni di soggiorno a San Nazzaro, entra in clandestinità. E’ convocato infatti a Milano dove, in una riunione segreta dei dirigenti del Pci, viene deciso di promuovere, per la lotta ai nazifascisti, la costituzione di formazioni armate di volontari, le Brigate Garibaldi. E’ inserito nei primi sette componenti del Comando Generale.

In ottobre è In Romagna dove, conosciuto come Orso, ha l’incarico di coordinare l’attività partigiana a cavallo tra le province di Forlì, Ravenna, Arezzo e Pesaro.

Destinato ad altro incarico, il 9 marzo 1944 , mentre rientra dal comando partigiano nell’Alta Valle del Bidente, viene intercettato da militi della RSI nei pressi di Meldola di Forli e portato alla Rocca della Caminate sede della “Legione M” Guardia del Duce.

Dopo cinque giorni di vani interrogatori e brutali torture, viene trucidato.

L’8 luglio del 1945 i resti mortali vengono traslati e sepolti nel cimitero del suo paese natale, San Nazzaro, con una imponente partecipazione alla cerimonia funebre. Gli è stata conferita, alla memoria, la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

M. M.

Bibliografia

Una dettagliata indicazione delle fonti bibliografiche e archivistiche è contenuto nel volume di Mario Miti, E Orso non parlò; Antonio Carini una storia ancora da raccontare, Edito in proprio, 2020.