CASTELVETRO PARTIGIANA

Scuole elementari di San Giuliano utilizzate come sede di un distaccamento delle SS italiane e di carceri per gli antifascisti

 

Il territorio di Castelvetro, che aveva condiviso con le altre realtà della Val d’Ongina le tante conquiste sociali a favore delle classi più deboli nei primi venti anni del ‘900, e che aveva subito le aggressioni squadriste della vicinissima Cremona del ras Farinacci, alla caduta del fascismo si rianima e offre un importante contributo alla lotta partigiana. Sia con i ripetuti attacchi e le attività di sabotaggio dei sappisti locali, sia con i numerosi i giovani che vanno ad ingrossare le formazioni partigiane dell’alta Val d’Arda. La lotta in pianura deve tuttavia fare i conti con l’insediamento, nella grossa frazione di San Giuliano, della famigerata “Villa Triste”, presenza feroce e costante dell’invasore tedesco e dei suoi collaboratori fascisti.

Negli ultimi giorni dell’aprile 1945 anche Castelvetro vive il tumultuoso attraversamento del fiume Po da parte dei contingenti tedeschi in ritirata sotto il continuo attacco dell’aviazione alleata che semina morte fra le loro fila.

La collocazione sulla sponda destra del Po
Totalmente affacciato sulle rive del fiume e a pochi passi dalla città di Cremona, il comune di Castelvetro, circa 5.300 abitanti, sotto occupazione tedesca ospita in località Maginot un grosso deposito sotterraneo di carburanti. Inoltre la presenza del ponte stradale e di quello ferroviario, che collegano il territorio piacentino con la Lombardia, espone la zona a continui bombardamenti dell’aviazione anglo-americana con, infine, l’interruzione di tali collegamenti.

La stazione ferroviaria è un importante nodo di transito oltre che dei convogli fra Piacenza e Cremona, anche sulla linea direzione sud verso Fidenza. Pure questi transiti sono oggetto di ripetute azioni di sabotaggio dei sappisti.

Gli antifascisti di vecchia data
La lezione di personaggi come Dante Argentieri (Castelvetro 1885), diventato segretario della Camera del Lavoro di Brescia ed eletto deputato socialista nel 1919 e nel 1921, ha evidentemente lasciato il segno se, ancora in pieno regime, altri cittadini di Castelvetro pagano con il confino di polizia la loro determinazione antifascista. Sono Giovanni Gagliardi (Castelvetro 1882) che, dopo infinite peripezie e obiezioni di coscienza, nel 1939 viene destinato a Ventotene, e Ultimo Fornasari (Castelvetro 1902) confinato a sua volta nella stessa data alle Isole Tremiti.
Fornasari, rientrato a casa dopo la prima caduta del regime fascista, all’inizio del movimento partigiano si porta in alta Val d’Arda e continua la sua lotta con la 62^ Brigata al comando di Giovanni Lo Slavo (Jovan Grçavac). Sarà dopo la Liberazione il primo sindaco di Castelvetro.

La trattoria Croce Bianca e quattro deportati a Mauthausen
Affacciata direttamente sulla statale Piacenza-Cremona, la trattoria Croce Bianca è il punto di ritrovo dei sappisti della zona, nonché deposito di armi per i partigiani. Lo stesso titolare, Mario Duchi, è uno degli animatori dell’antifascismo locale. Per un certo periodo alla Croce Bianca alloggia anche un ufficiale tedesco, all’oscuro dei traffici o forse con il preciso compito di rilevarli. Stà di fatto che l’andirivieni nel locale non passa inosservato e ne consegue l’arresto nel novembre 1944 del titolare e di altri tre sappisti, inviati poi nel lager di Mauthausen, dove il più anziano Mario Duchi (Cremona 1902) si spegnerà già il 12 gennaio 1945 e Giulio Molinari (Castelvetro 1920) il successivo 6 marzo.
Anche un gruppo di ragazze sorprese in conversazione con i catturati vengono a loro volta arrestate e incarcerate per alcuni mesi a Peschiera del Garda.

Le azioni a livello locale
Le vicende a livello locale sono segnate da azioni di sabotaggio attuate da sappisti e partigiani, da tentativi di accedere alla benzina della Maginot, dal procurato deragliamento di un treno sulla linea Cremona-Fidenza in località “Due Ponti” e da agguati anche con qualche vittima tedesca. Mentre da parte nazi-fascista le perquisizioni e gli arresti sono una costante.
Ha un forte impatto sull’opinione pubblica la tentata truffa operata da due fratelli fascisti e smascherata platealmente. Era rivolta ad estorcere denaro alle famiglie più facoltose, congegnata in modo tale da addebitarne la colpa al CLN locale.
Con i partigiani in montagna
L’alta Val d’Arda è la destinazione naturale per chi, da Castelvetro, vuole raggiungere le formazioni partigiane . Un primo consistente gruppo, a partire già dai mesi di maggio e giugno 1944, raggiunge la costituenda 38^ Brigata partigiana comandata da Vladimiro Bersani. A settembre, l’arrivo di altri compaesani va ad ingrossare il raggruppamento di Giovanni lo Slavo, poi 62^ Brigata Luigi Evangelista della Divisione Val D’Arda. Da ottobre, assieme a molti monticellesi, la gran parte dei partigiani di Castelvetro milita nel distaccamento Tavani di questa brigata, comandato da Nello Biselli.
I due fratelli Agosti seguono invece Lino Vescovi Il Valoroso in Val Luretta ed entrano nelle formazioni della Divisione Giustizia e Libertà (alla fine Divisione Piacenza).

Il comando delle SS italiane a San Giuliano
Nel corso del 1944, demoliti i ponti su Po dai bombardamenti alleati, diventa necessario per l’esercito tedesco assicurarsi l’attraversamento del fiume su natanti. Lavoratori locali reclutati nella Todt vengono impegnati a costruire appositi attracchi con scivolo e collegamento alla viabilità. Uno di questi viene realizzato a Mezzano Chitantolo. Un presidio militare incaricato del suo controllo, e a tenere sgombero dai nemici partigiani il territorio circostante, è costituito da un distaccamento di SS italiane alloggiato nell’edificio delle Scuole Elementari della grossa frazione di San Giuliano, agli ordini del tenente Michele Lombardo, noto per la sua crudeltà. Le cantine dell’edificio scolastico sono utilizzate come prigioni per i catturati, mentre il comando è posto in una vicina casa padronale. Questa diviene nota come “Villa Triste” per le botte e sevizie che vi subiscono i catturati nel corso degli interrogatori.

Da sinistra Mario Duchi, deceduto nel lager di Mauthausen il 12 gennaio 1945 e Giulio Molinari, deceduto nel lager di Mauthausen il 6 marzo 1945

 

Di seguito è indicato il numero dei partigiani di Castelvetro Piacentino e i nomi dei caduti. Si ricorda inoltre che altri hanno concorso alla Resistenza: i militari che, dopo l’8 settembre 1943, ancora schierati in Italia e su altri fronti, sono stati catturati ed internati in Germania – gli IMI – e che poi hanno rifiutato il reclutamento nelle nuove divisioni mussoliniane.

Partigiani originari di Castelvetro Piacentino n. 44
Partigiani e antifascisti caduti, nati o residenti a CASTELVETRO, n.7:
• BIOLCHI UGO anni 22
• CREMONA GIUSEPPE anni 20
• DUCHI MARIO anni 43
• MAFFINI MARIO anni 19
• MAGGI GIULIO anni 18
• MOLINARI LUIGI anni 24
• PELO’ UGO anni 24

Ex militari di Castelvetro ritornati dopo la fine della guerra dall’internamento in Germania (IMI): n. 82.

Antifascisti di Castelvetro deportati in Germania: n° 4 (di cui deceduti n. 2)

Antifascisti di Castelvetro imprigionati nelle carceri di San Giuliano (Comando SS Italiane del tenente Michele Lombardo): n° 5

Testimonianze della lotta partigiana
Lapidi e cippi ricordano siti e fatti rilevanti della lotta partigiana nel comune di Castelvetro:

A Castelvetro
• Monumento ai caduti davanti al Municipio- Caduti nella lotta nazionale di Liberazione (Mario Duchi, Mario Maffini, Giulio Maggi, Giulio Molinari, Ugo Pelò)

A San Pedretto
• Lapide posta sul fianco della chiesa (Pelò Ugo)

A San Giuliano
• Monumento in cimitero “Ai martiri della libertà” (Giulio Maggi, Mario Maffini, Ugo Pelò, Nello Biselli)