Cesare Baio (1924-1944) / Luigi Broglio (1923 – 1944)

Due giovani studenti universitari, amici, che scelgono la causa della Resistenza ai nazifascisti, aiutando altri giovani ed ex prigionieri inglesi a sottrarsi alla cattura e deportazione in Germania, e che pagano con la vita, a 20 e a 21 anni, questa scelta.
Cesare Baio, nato a Piacenza il 30.5.1924, morto il 14.10.1944 nel campo di lavoro tedesco di Koln-Kalt.

Luigi Alberto Broglio, nato il 19.8.1923 a S.Ilario Ligure, internato nel campo di Fossoli e fucilato il 12.7.1944.

La formazione antifascista dei due giovani

Cesare Baio era cresciuto in una famiglia di fede democratica, condannava il regime mussoliniano e non partecipava alle manifestazioni retoriche obbligatorie. Abitavano a Piacenza, lui, il padre Francesco e la madre Maria Carella, ma durante la guerra si erano trasferiti a vivere nella casa di Bettola di proprietà della madre. La Val Nure aveva la particolarità di essere servita dalla ferrovia SIFT Piacenza-Bettola. Francesco e Cesare potevano cosi giornalmente scendere in città, il primo per gestire un importante colorificio, il secondo per recarsi al lavoro alla SEPRAL (Servizio per rifornimenti alimentari) dove lavorava anche l’amico Luigi Broglio (i due giovani si guadagnavano così gli studi universitari).
Quella di Luigi Broglio – il padre Edmondo, insegnante di agraria, la madre Domitilla Ramella e tre fratelli – era una famiglia di tradizioni patriottiche liberali. Nel 1941, per una scritta murale critica sull’autoritarismo imperante nella scuola, Luigi era stato espulso dal liceo “M. Gioia” e solo in quello di Cremona poté conseguire la maturità. Iscritto poi alla facoltà d’ingegneria dell’Università di Parma frequentava l’associazione piacentina degli universitari cattolici (FUCI), condividendo l’orientamento antifascista che in essa si era sviluppato. Dopo il 25 luglio 1943 è fra gli esponenti del modo cattolico che seguono l’impegno politico di Francesco Daveri.

Subito nel movimento di Resistenza

Dopo la parentesi dei 45 giorni, con l’occupazione tedesca e la costituzione del nuovo regime fascista di Salò gli antifascisti sono chiamati alla Resistenza. Cesare Baio e i suoi famigliari ne sono fra i primi protagonisti.
Le forze militari tedesche vanno alla caccia dei militari italiani e degli ex prigionieri stranieri che sono sfuggiti dalle loro mani il giorno dell’occupazione, in particolare degli oltre duecento ufficiali britannici dal campo di Veano; le nuove autorità fasciste a loro volta vogliono reclutare giovani da mandare in guerra a fianco dei nazisti. Bettola per la sua posizione nella media Val Nure e il collegamento ferroviario da Piacenza diventa un punto di arrivo e di passaggio di ex prigionieri e di ex militari italiani in fuga, più avanti anche di giovani che hanno ricevuto la cartolina precetto.
Ed è proprio la famiglia e la casa dei Baio a diventare, in specifico per gli ex prigionieri, un centro di assistenza, di aiuto, di indicazioni. Cesare accompagna i ricercati nei paesi e presso le famiglie dopo possono trovare rifugio.
A Piacenza intanto le nuove autorità nazifasciste vanno anche alla caccia di chi nei 45 giorni si è manifestato come antifascista. Sanno evidentemente dell’atteggiamento di Alberto Broglio, compiono una ispezione alla SEPRAL e nella sua scrivania trovano carte compromettenti. Pure lui allora sale in val Nure, a Nicelli di Mareto, presso la casa dell’avvocato Doro Lanza, altro ricercato come antifascista. I due prendono poi contatto con il gruppo di “resistenti” che, su iniziativa di Lorenzo Marzani, hanno posto la loro base a Peli di Coli. Broglio ne diventa parte e, anche attraverso l’amico Baio, contribuisce all’adesione di nuovi ribelli.

Cesare Baio: l’aiuto alla salvezza dei prigionieri alleati, la delazione, la tragica fine.

Cesare Baio

 

Nel frattempo – siamo nel mese di ottobre 1943 – si è costituito il CLN provinciale e gli antifascisti di Piacenza ad esso collegati provvedono a raccogliere armi abbandonate o trafugate e a farle pervenire a Peli. In contatto con il CLN di Milano organizzano inoltre il trasferimento clandestino in Svizzera degli ufficiali inglesi.
Cesare Baio e suo padre, facendo la spola fra Piacenza e Bettola, e mettendo a disposizione anche il loro appartamento a Piacenza, sono in più casi il tramite sia per il trasferimento di armi che per il salvataggio degli ex prigionieri. Questi, rivestiti di abiti civili, vengono accompagnati in treno a Milano e da lì, con l’aiuto del cugino Franco Parenti, fino Ponte Chiasso; varcano poi il confine grazie alla connivenza delle guardie di frontiera. Altre volte si fa ricorso e mezzi di trasporto e a percorsi alternativi.
L’intrusione di una spia fascista molto abile in casa Baio a Bettola porta però all’arresto di tutta la famiglia il 6 gennaio 1944. Dopo gli interrogatori all’UPI, la signora Baio è incarcerata e processata a Milano, prosciolta e liberata solo dopo sette mesi di detenzione. Cesare e Francesco sono invece deportati per i lavori forzati in una fonderia di Koln-Kalt, presso Colonia. Lì Cesare, già in condizioni precarie, muore il 14.10.1944 sotto un bombardamento alleato, mentre il padre Francesco tornerà stremato a casa alla fine del 1945.

Luigi Broglio: al servizio degli Alleati, un’altra infame delazione e la fucilazione

Luigi Broglio

 

A Peli, Luigi Broglio fa amicizia con il capitano britannico Edison e accetta di accompagnarlo nel viaggio a piedi, lungo, pericoloso e d’incerto esito, oltre il fronte di guerra attestato ancora nell’Italia Meridionale. Partiti a metà ottobre giungono a novembre inoltrato a Sulmona in Abruzzo e da lì a Termoli presso il Comando Alleato.
Luigi, che si è fatti apprezzare e che cosce bene la lingua inglese, è arruolato come agente dello speciale service britannico per il recupero dei militari fuggiti dai campi di prigionia italiani. Dopo l’addestramento è sbarcato da un sommergibile nella notte del 30 aprile presso La Spezia, come componente di una missione inglese. Dovendo recarsi a Genova va a trovare due zie che vi abitano. Il marito di una di queste, già informatore dei tedeschi e in vista di un compenso, lo denuncia alle SS.
Arrestato e interrogato sotto tortura, Luigi Brogli non fa alcuna ammissione. Evita la fucilazione immediata ma è trasferito al campo di concentramento di Fossoli in provincia di Modena, che dal febbraio del ’44 è utilizzato dalle SS come campo di transito per le persone destinate ai lager di annientamento germanici. Ma per Luigi e altri 66 detenuti politici la fine arriva subito: il 12 luglio di quel 1944 sono fucilati per rappresaglia nel poligono di tiro di Cibeno presso Carpi.
A Luigi Albero Broglio “Nataniele” è stata conferita alla memoria la Medaglia d’Argento V.M., nel 1978 dal presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini.

S.P. – R. R.

    • Bibliografia
      • Maria Carella Baio, Le vere origini della Resistenza Piacentina, TEP Gallarati, Piacenza, 1976
      • Anna Chiapponi, Piacenza nella lotta di liberazione 1943-1945, ETN, Piacenza, 1976
      • P. A. Fiorentini/L. Salice, Luigi Alberto Broglio (1923-1944) martire della Resistenza, da “In ricordo di Serafino Maggi”, Istituto per la     Storia  del  Risorgimento Italiano – Comitato di Piacenza, p. 313-338, Piacenza, 1982
      • Stefano Pronti, La Resistenza in Val Nure, Parallelo 45, Piacenza, 2015

 

Documenti collegati

Doc. 1 – Lettera del capitano H. Denis Whitehead a Maria Carella Baio

Doc. 2 – Luigi Broglio e la delazione di uno zio (Ricostruzione di C. Oltremonti)

Doc. 3 – Lettera di Luigi Broglio scritta poche ore prima della fucilazione