I Comitati di Liberazione Nazionale (C.L.N.) sono organismi unitari delle forze politiche antifasciste con il compito di suscitare ed indirizzare la Resistenza. Il modello è quello nazionale nato a Roma il 9 settembre 1943 subito dopo l’occupazione tedesca, con un componente per ogni partito aderente. Il CLN provinciale piacentino viene costituto all’inizio dell’ottobre 1943 e si collegherà poi al CLN Alta Italia fondato nel febbraio ’44 per la direzione del movimento partigiano nel Nord. Questi comitati politici unitari si scioglieranno dopo la proclamazione della Repubblica e l’elezione dell’Assemblea Costituente, fondativi, il 2 giugno 1946, della democrazia italiana.
Componenti del CLN piacentino e prime attività
In campo nazionale i rappresentanti dei partiti antifascisti avevano cominciato ad incontrarsi clandestinamente in vista del crollo del regime fascista e dopo il 25 luglio 1943 avevano costituito un primo Comitato delle Opposizioni. A Piacenza l’emersione di esponenti di diversi orientamenti politici antifascisti e l’affermarsi di rapporti fra gli stessi richiede più tempo. Dopo alcuni incontri nell’ufficio dell’avvocato Francesco Daveri, la formazione del CLN piacentino viene formalizzata in quella sede all’inizio del mese di ottobre. Entrano a farne parte Daveri per la DC, Paolo Belizzi per il Pci, il medico Mario Minoia per il partito socialista (sostituito poi dall’avv. Giuseppe Arata), l’avv. Raffaele Cantù per il Partito d’Azione e, quale responsabile militare, l’anarchico Emilio Canzi. Uomini tutti tra i 40 e i 50 anni d’età, che avevano conosciuto l’Italia prefascista ed erano dotati di una cultura politica che mancava ai giovani cresciuti negli anni del regime. Si raduneranno attorno a loro un primo nucleo di antifascisti, anche se limitato nel numero, per organizzare la Resistenza; Giuseppe Narducci “Pippotto” e Lorenzo Marzani “Isabella” sono incaricati di affiancare Canzi nel lavoro militare. Il primo impegno è l’assistenza ai militari italiani sbandati e ai militari stranieri usciti il 9 settembre dai tre campi di prigionia nel piacentino, nonché il recupero di armi abbandonate e l’inoltro ai nuclei di oppositori del nazifascismo che si stanno formando in montagna, in particolare a quello che, su iniziativa di Marzani, già da settembre si è costituito a Peli di Coli, con la collaborazione del giovane parroco locale, don Giovanni Bruschi.
La repressione del regime di Salò
Quel primo CLN viene presto colpito e disperso dal ricostituito apparato repressivo fascista. In novembre don Bruschi deve rifugiarsi a Piacenza e poi in Svizzera. Peli è investito da un’incursione della GNR: viene catturato Marzani e, anche se non vengono trovate le armi, quel centro di organizzazione della Resistenza viene meno. Nel febbraio ’44 viene arrestato anche Canzi. Daveri, invece, processato e condannato, si sottrae al carcere riparando in Svizzera, seguito da Cantù. Nei primi mesi del 1944 sono in pratica gli esponenti comunisti, che sono riusciti a ricostruire una loro discreta struttura organizzativa, ad agire anche in nome del CLN, designando fra l’altro i comandanti delle formazioni partigiane che diventeranno le prime Brigate Garibaldi piacentine: l’ex capitano dell’esercito avv. Vladimiro Bersani in Val d’Arda e l’ex ufficiale jugoslavo Milič Dusan in Val Nure. In Val Trebbia e Val Tidone il movimento partigiano si svilupperà attorno alla figura dell’ex tenente sardo dei carabinieri Fausto Cossu e le formazioni assumeranno il nome di Brigate Giustizia e Libertà.
Ricomposizione e rilancio del CLN
Il CLN si ricompone e rilancia la propria funzione, in parallelo alla crescita del movimento partigiano, all’inizio dell’estate ’44, con il maestro Emilio Molinari per la DC, l’operaio Luigi Rigolli per il Psi, il prof. Antonino La Rosa per il Partito d’Azione e, più avanti, per il Pci avviene la sostituzione di Belizzi con Remo Polizzi, cospiratore parmense inviato dalla direzione del partito come capo dei comunisti piacentini. In seguito la composizione dell’organismo varia ancora, però con una sostanziale continuità d’orientamento e d’azione: il rag. Ettore Crovini al posto di Polizzi, l’avv. Emilio Piatti al posto di Rigolli, catturato e fucilato dai nazifascisti, il dott. Aldo Clini al posto di La Rosa.
Una valutazione sul ruolo avuto dal CLN nei confronti delle formazioni partigiane l’ha espressa La Rosa nella sua “Storia della Resistenza nel piacentino”:
“Gli uomini di partito del Cln furono concordi sulla necessità della lotta e ad essa si dedicarono senza risparmio. Il Cln piacentino tuttavia non ebbe forza sufficiente per guidare il movimento militare. Si limitò a sostenerlo e ad influenzarlo ove possibile”.
La funzione del CLN provinciale e di quelli comunali, la cui costituzione si generalizza però solo all’indomani della Liberazione, risulta peraltro fondamentale per dare alla lotta di liberazione anche l’obiettivo di una nuova Italia democratica e sociale. Nell’estate ed autunno del ’44, quando i partigiani assumono gradualmente il controllo di tutto il territorio appenninico, gli esponenti ciellenisti promuovono l’autogoverno civile delle zone liberate: a Bobbio, liberata il 7 luglio, i componenti della nuova “reggenza politico-amministrativa” sono di designazione partitica, ma successivamente, in altri comuni, a cominciare da Bettola, che diventa la capitale della Resistenza e dove si trasferisce lo stesso CLN provinciale, i nuovi amministratori sono eletti da assemblee dei capifamiglia.
La crisi dell’inverno 44’-’45, la ripresa e la Liberazione
Le formazioni partigiane e quegli organismi civili vengono però travolti in tutto il territorio piacentino fra la fine del novembre ’44 e l’inizio del gennaio ‘45 dal poderoso rastrellamento attuato dall’esercito hitleriano tramite la Divisione Turkestan. Si ricompongono a partire dalla seconda metà del febbraio ’45. Il CLN si dedica in particolare a far sì che anche a Piacenza, all’indomani della Liberazione, le autorità militari alleate si trovino di fronte già a nuovi organi amministrativi espressi dalle forze della Resistenza. Piacenza è liberata il 28 aprile ’45 e il CLN s’insedia subito nella sede della Prefettura e procede alle nomine, già da tempo concordate, di esponenti ripartiti fra i diversi orientamenti politici. Le autorità alleate finiscono per ratificarle – fra cui l’avv. della DC Antonio Minoia alla carica di prefetto ed il geometra, esponente del PCI, Giuseppe Visconti, a sindaco della città – salvo quella di Fausto Cossu all’incarico di questore. Le funzioni e l’attività de CLN provinciale rimangono ancora significative per alcuni mesi dopo la Liberazione, nella fase di “costruzione della democrazia”.
- Approfondimenti – Storia del CLN provinciale piacentino, di R. Repetti – con bibliografia