Il fascismo a Fiorenzuola d’Arda
A Fiorenzuola – area di pianura, circa 11.000 abitanti durante la Seconda guerra mondiale, capoluogo con rango di città – il fascismo dopo il 1920 si era affermato in forme molto violente perché il comune era considerato una roccaforte socialista e quindi era molto inviso ai ras fascisti di Piacenza, Bernardo Barbiellini Amidei e di Cremona, Roberto Farinacci.
Venne appiccato il fuoco alla Cooperativa di Consumo, bruciata la sede della Camera del Lavoro, ucciso Carlo Molinari – il figlio più giovane di Cesare, primo sindaco socialista del paese – bruciati i giornali avversi prima che venissero distribuiti. Vennero bastonati capolega sindacali e militanti socialisti, costretto alla fuga in Francia nel 1921 l’ultimo sindaco, Giovanni Gobbi, e, come lui, una folta schiera di antifascisti.
Nel settembre 1922 i fascisti attaccarono con i bastoni anche una manifestazione cattolica in paese, nutrendo tra l’altro una forte e manifesta acredine nei confronti del parroco mons. Luigi Ferrari e dell’Idea, il periodico parrocchiale da lui diretto.
Ma una piccola fiammella di libertà rimase sempre viva, soprattutto legata alla grande famiglia Molinari, tra cui spicca la figura di Giovanni Molinari, antifascista irriducibile, arrestato e confinato politico dal 1930 al 1935.
Giovanni Molinari e la nascita della Resistenza
E’ Giovanni Molinari, dopo il 25 luglio 1943, a capeggiare in paese le manifestazioni per la caduta del regime fascista e a farsi promotore di una difficile attività volta al formarsi delle prime bande partigiane in val d’Arda, nel bardigiano e in altre località.
Si distinguono, tra i primi in questa attività clandestina, figure come Arnaldo Tanzi, Luigi Bigna, Guglielmo Marenghi, Giuseppe Pastorelli e con loro un nutrito gruppo di giovani studenti: Giuseppe e Carlo Scapuzzi (nipoti di Molinari), Gaetano, Alberto Conni e altri.
Con estremo coraggio viene a costituirsi una rischiosa rete clandestina che, mettendo Fiorenzuola al centro di una linea immaginaria, collega la bassa piacentina con la montagna, anche grazie al supporto fattivo di ragazze e donne più mature molto attive come staffette, animate da Luigina Tanzi e Maria Marchesi.
Nei primi mesi del 1944 un gruppo di fiorenzuolani saranno, con Giovanni Molinari, tra i primi a compiere azioni partigiane in alta val Tidone mantenendo il punto di raccolta intorno a monte Lazzaro e conosciuti come “Banda Piccoli”.
Lo sviluppo del movimento di liberazione
Nella primavera del 1944 sono diversi i giovani di Fiorenzuola che fanno parte del distaccamento partigiano comandato da Jovan Grkavac (Giovanni Lo Slavo) e che, stazionando tra Bore e Settesorelle, partecipano agli attacchi ai presidi fascisti di Vernasca (27 aprile) e Lugagnano (20 giugno).
Dopo il rastrellamento nazifascista di luglio in alta val d’Arda che coinvolge anche il parmense, le formazioni partigiane cercano di riorganizzarsi e numerosi partigiani di Fiorenzuola danno vita al “distaccamento Molinari” che fa parte della 62a brigata Luigi Evangelista: stazionano soprattutto tra Bore Vernasca, Settesorelle e Vigoleno. Un numero più limitato appartiene alla 38a brigata.
Dall’Appennino, con l’aiuto indispensabile delle squadre SAP di pianura intorno a Fiorenzuola, le Squadre Volanti intervengono ad attaccare piccoli presidi fascisti, convogli militari isolati sulla via Emilia, la raffineria di petrolio e la caserma della Guardia di Finanza di Fiorenzuola, il presidio tedesco di Besenzone e la caserma GNR di Alseno, nonché altri obiettivi verso il Po.
Dai momenti più duri e cruenti alla Liberazione
Fiorenzuola era però sempre sotto la morsa di un controllo permanente, con il comando tedesco e quello della GNR, posti nel vecchio Municipio di corso Garibaldi e altri raggruppamenti nazifascisti, tra cui la Brigata Nera, installati in case requisite. A novembre 1944 vengono catturati il russo Grosni e l’alsenese Albino Villa che, dopo qualche giorno in carcere, sono trucidati sul retro del Municipio.
La prova più difficile per Fiorenzuola, come per tutta la val d’Arda, è far fronte al rastrellamento invernale che ha luogo tra la fine di novembre 1944 e gli inizi del 1945. Alcuni partigiani di Fiorenzuola lasciano la loro vita in montagna; altri, catturati, vengono fucilati a Piacenza, Fidenza e località diverse . Una dura sorte tocca anche a quelli che, dopo essere finiti in carcere, vengono trasferiti nel Campo tedesco di transito di Bolzano.
Il 19 aprile 1945 alcune formazioni partigiane tentano, con esito negativo, l’attacco al presidio fascista del paese e in questo frangente rimane ucciso Eugenio Crenna, antifascista di vecchia data.
Alla Liberazione le forze politiche antifasciste e il CLN fiorenzuolano designano come sindaco Antonio Molinari, fratello del vecchio sindaco socialista prima dell’avvento della dittatura.
Trascorrono settimane e mesi durante i quali le famiglie aspettano con trepidazione il ritorno dei propri figli dai difficili campi di prigionia tedeschi dove circa 300 fiorenzuolani erano stati internati come IMI, i dispersi nei vari campi di battaglia di mezza Europa, coloro che avevano combattuto con la Resistenza iugoslava, i partigiani e i giovani deportati finiti a Bolzano, oltre a quelli finiti prigionieri degli Alleati prima dell’armistizio dell’8 settembre ‘43. Non fa invece ritorno Pierino Boiardi, già maggiore della Marina militare, diventato poi collaboratore della Resistenza in val d’Arda, morto nel campo di sterminio di Mauthausen il 5 giugno 1945.
F. S.
Fiorenzuolani attivi nella Resistenza formalmente riconosciuti quali “combattenti partigiani” (la grande maggioranza) o “patrioti” o “benemeriti”: n. 180
Partigiani fiorenzuolani caduti: n. 25
(Dati personali e circostanze della morte sono indicati in “Elenco e dati caduti partigiani” della home page dell’enciclopedia)
- Barani Roberto
- Bonilini Giovanni
- Cavalieri Rino
- Conni Alberto
- Crenna Alberto Eugenio
- Dieci Aldo
- Dondoli Angelo
- Donelli Renato
- Gabrieli Giuseppe
- Gavazzi Mario
- Giacobbi Giovanni
- Lavagni Ialdo
- Marenghi Guglielmo
- Molinari Giovanni
- Morsia Giovanni
- Nani Bruno
- Nicandri Pietro
- Raimondi Primo
- Sbolli Alfredo
- Segalini Pietro
- Sesenna Elio
- Sesenna Mario
- Tanzi Anselmo
- Tanzi Mario
- Trabacchi Luigi
Monumenti, lapidi e cippi a ricordo degli antifascisti e partigiani caduti:
- Monumento a tutti i caduti partigiani, in P.za Taverna (giardini delle scuole).
- Monumento a Carlo e Giovanni Molinari, i P.za Fratelli Molinari.
- Lapide a memoria di Albino Villa di Alseno e a Pirovarov Vassili Zakharovic (Grosini), sulla facciata del Municipio.
- Lapidi a memoria di Albero Eugenio Crenna, in Via Liberazione e in Via Carducci.
- Lapide in memoria di Pierino Boiardi, nell’atrio di quella che è stata la sua abitazione.
- Lapide in memoria di Renato Donelli, sulla casa civile della cascina “Malpodata” di S. Protaso.
- Cippo in memoria di Alberto Araldi “Paolo”, all’interno della Caserma dei carabinieri.