I sappisti/ 38a Brigata SAP

Anche a Piacenza e nei comuni della pianura centinaia di persone, pur non abbandonando la propria casa ed il proprio lavoro per inserirsi in una formazione partigiana della montagna, contribuiscono attivamente alla Resistenza. Anche antifascisti di vecchia data, non sottoposti, per la loro età, al reclutamento militare della RSI, finché non sono individuati restano nei centri urbani per promuovere  da lì lo sviluppo del movimento partigiano. Ed è da Piacenza e dai centri della pianura che le staffette femminili portano informazioni e aiuti ai partigiani.

Questi resistenti emergono  già nei primi mesi dopo l’occupazione tedesca, ma solo all’inizio dell’estate ’44 cominciano ad unirsi in quelle che vengono chiamate Squadre di Azione Patriottica (SAP).

La prima rete sappista

Il primo coordinatore provinciale delle SAP è l’ex maresciallo d’Artigliera Bianchera Mario, classe 1912, di origini mantovane ma residente nel piacentino.  Secondo una sua relazione, nell’estate del ’44 si sono costituite una trentina di squadre. I componenti sono impegnati nella distribuzione di manifestini e nella propaganda fra i giovani per avviare i renitenti alla leva  della RSI verso le formazioni partigiane. Si tengono i collegamenti con la montagna tramite in particolare staffette femminili. Si raccolgono armi in depositi sicuri. Vengono raccolti ed inoltrati alle brigate partigianie pure soldi e generi alimentari.

Gli uomini della rete clandestina sappista compiono direttamente anche vere e proprie azioni di guerriglia, quali disarmo di militari fascisti e tedeschi, cattura di automezzi e sabotaggi (ai traghetti sul Po ad esempio).

Sappisti sono molti operai. All’arsenale di Piacenza fanno uscire armi e concordano prelevamenti tramite colpi di mano di squadre partigiane.

DELLA VAL D’ONGINA ALLA “38a BRIGATA GARIBALDI” DELLA VAL D’ARDA

Dario Bianchera
Dario Bianchera

Principale luogo d’ incontro sono i pioppeti lungo il Po. Riunioni dei capisquadra, con la presenza anche di esponenti del CLN provinciale, si tengono alla Cascina Baracca in comune Caorso. Quel covo però il 26 settembre ’44 è scoperto e circondato dai militari nazifascisti: due sappisti sono subito fucilati, tre non tornarono più dal carcere e  dalla tortura, due dal lager di Mauthausen. Altre persone subiscono il carcere.

A quel punto il Comando provinciale SAP e diversi componenti delle squadre della Val d’Ongina sono costretti a raggiungere anche loro la montagna. S’insediano a Gropparello e vanno a costituire , con un centinaio di uomini, due distaccamenti SAP della 38ª Brigata Garibaldi.

Bianchera ne resta il comandante e  dopo qualche tempo il comandante della Divisione Val d’Arda, Giuseppe Prati, avendone conosciuto le qualità, lo utilizza anche come suo Aiutante Maggiore.

Dal territorio di Gropparello quegli uomini continuano ad essere protagonisti pure di colpi di mano in pianura, in particolare nei confronti di automezzi militari tedeschi in transito sulla via Emilia.

LA 38a BRIGATA SAP

Il nome di 38ª Brigata SAP viene poi adottato per l’insieme delle altre squadre di sappisti rimaste o successivamente costituite in pianura e di quelle operanti nella città di Piacenza.  Anche queste SAP durante il rastrellamento dell’inverno 1944-‘45 della Divisione tedesca Turkestan sono colpite da arresti seguiti da fucilazioni.

Alla ripresa, verso la fine dell’inverno, si organizzazione anche nella vigilanza degli impianti industriali, per impedire che le truppe tedesche li facciano saltare al momento della loro ritirata.

Piero Bettini
Piero Bettini

Il nuovo comandante provinciale delle SAP è Piero Bettini “Valdimiro”, classe 1915, impiegato in un’azienda di Piacenza. Con un suo messaggio del 21 aprile 1945, comunica al Comando Unico  dei partigiani: “Risulta che all’Arsenale sono in corso lavori di caricamento mine, ma i nostri Sapisti fanno attenta sorveglianza. Finora sono stati minati i piloni della centrale elettrica ma una nostra squadra ha il compito di impedire che vengano fatte brillare …”.

I sappisti partecipano anche agli ultimi scontri in città il  26 e 27 aprile e perdono in combattimento tre ultimi compagni.

Nelle attribuzioni ufficiali delle qualifiche partigiane sono stati inclusi nella 38ª SAP i nominativi di 283 partigiani combattenti e 146  patrioti, di cui rispettivamente 11 e 10 donne. Fra i 23 caduti, molti dei quali fucilati dopo l’arresto, un membro del CLN provinciale, il socialista Rigolli Luigi; l’operaio Chiozza Angelo che nella portineria del Cementificio Rossi custodiva armi da far avere ai partigiani; Bertè Luciano capo dell’organizzazione del Pci in città;  Borotti Alfredo che curava la stampa e la diffusione del periodico clandestino comunista “Il Martello”; Anguissola Ercole, vecchio perseguitato politico, fra i primi animatori della Resistenza e autore in città di un attentato ad un blindato della GNR; una donna, Maramaldi Anna; due deportati e deceduti  in un lager tedesco , Spagnoli Rinaldo e Grazioli Carlo . Fra i deportati anche due donne,  Barbarbattini Medarda “Medina” nel lager di Ravensbrück e Assunta Taina a Bolzano. Altre donne sappiste fecero mesi di carcere.

 

 

Bibliografia e Fonti

  • Bianchera Dario, Relazione al Comando Nord Emilia – Settembre 1945, in Archivio Insmli, Fondo La Rosa Antonino.
  • Cassinari Giorgio, “Piacenza nella Resistenza – Con l’elenco dei caduti partigiani e civili, TEP, 2004.
  • Polizzi Remo,  Il lavoro cospirativo, Edizioni Alfa, Bologna, 1968.
  • Testi di M. Miti e A. Codazzi alle pp. 56-59 di “Pagine della Resistenza piacentina”, a c. di M.V. Gazzola, Editoriale Libertà, 2015.
  • Vladimiro, Lettera al Comando della 13ª Zona – del 21.4.1945, in Archivio dell’Anpi di Piacenza, busta 54, cartella 3.
  • “Partigiani riconosciuti delle provincia di Piacenza” in:  http://www.disci.unibo.it/it/biblioteca/fondi-1/partigiani.