Molinari Giovanni “Piccoli” (1900-1944)

Cresce in una famiglia di commercianti di idee socialiste. Nel 1921 il fratello minore Carlo viene ucciso dai fascisti a Fiorenzuola. Aderisce poi al Partito Comunista e viene confinato a Ponza e Ustica dal 1930 al 1935. Per circa 20 anni è l’antifascista più vigilato della provincia di Piacenza. Dall’8 settembre ‘43 è attivo in prima linea nell’organizzazione di formazioni partigiane, dapprima tra Piacenza e Parma e poi in alta val Tidone. Muore il 5 giugno 1944.

Le origini

Nasce il 10 marzo 1900 a Castell’Arquato ed è il figlio più anziano del primo sindaco socialista di Fiorenzuola d’Arda eletto nel 1914. E’ tra i primi ad aderire al nascente partito comunista.

Il 5 giugno 1921, subisce, a Fiorenzuola, insieme al fratello Carlo, un agguato da parte di una squadra di fascisti: il fratello (19 anni) muore per un colpo di pistola sparatogli alla nuca. Data la debolezza del partito comunista a Piacenza (anche a causa di una nutrita serie di arresti di militanti), prende poi contatti con la federazione di Parma, ma risulta già sorvegliato dalla questura.

Il confino

Nel 1930 viene coinvolto negli arresti di massa dei componenti la cellula comunista piacentina e viene condannato, in quanto ritenuto il responsabile principale della cellula, a cinque anni di confino di polizia a Ponza e Ustica. Qui ha modo di entrare in contatto con alcuni dei principali oppositori politici del regime fascista tra i quali Giorgio Amendola e Pietro Secchia. Tornato dal confino nel 1936, vive poi costantemente vigilato dalla questura e dai carabinieri, mentre conduce piccole attività di garzone e cameriere presso l’osteria dello zio Antonio, noto antifascista irriducibile.

L’organizzazione partigiana

All’indomani della caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, è tra i principali organizzatori a Fiorenzuola delle manifestazioni avverse al regime e viene nuovamente arrestato e portato in carcere a Piacenza per alcuni giorni.

In quel periodo intensifica l’attività clandestina e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 è pienamente attivo e in stretti rapporti con i CLN di Piacenza e Parma. Agisce con una carta d’identità falsa, rilasciata dal Comune di Noceto, intestata a Giovanni Bianchini e promuove incontri e tiene rapporti tra diversi nuclei della nascente Resistenza parmense e piacentina. Uno dei momenti più importanti di questa attività è la riunione che organizza, il 23 settembre 1943, a Chiesabianca, piccolo gruppo di case di montagna in comune di Bardi. Qui confluiscono ex prigionieri di guerra inglesi, sudafricani, australiani e iugoslavi fuggiti dai vicini campi di prigionia di Veano, Fontanellato e Cortemaggiore. Molinari, insieme agli antifascisti storici di Parma, tenta di coinvolgere – riuscendovi parzialmente – gli ex prigionieri nella formazione delle prime bande partigiane nel crinale tra Piacenza e Parma.

All’inizio di gennaio 1944, ormai troppo conosciuto nella zona di Bardi, deve spostarsi, su indicazione del CLN di Piacenza, nell’area montuosa posta tra la val Tidone e la val Trebbia, dove inizia, insieme ad un ristretto gruppo di antifascisti di Fiorenzuola, a formare un piccolo gruppo di armati conosciuti come banda Piccoli, dal nuovo nome clandestino assunto da Molinari per sfuggire alla cattura della GNR fascista e alle insidie delle numerose spie.

Tra marzo e maggio ‘44, rompendo l’attendismo di molti e in un ambiente molto difficile tra la montagna piacentina e l’alto pavese, la banda compie diverse azioni contro caserme e personaggi influenti della RSI; ormai è composta da una cinquantina di elementi che hanno i loro covi in più punti della montagna e presso piccoli nuclei abitati.

La morte

Nonostante i buoni rapporti con il CLN di Piacenza, con cui mantiene contatti a mezzo di staffette e informatori, la banda Piccoli entra in contrasto con un gruppo di carabinieri che stanno costituendo una nuova formazione partigiana comandata dal tenente Fausto Cossu alloggiata alla fattoria di La Sanese, poco distante dalla banda Piccoli il cui nucleo principale staziona a Fosseri (comune di Bobbio).

Durante il rastrellamento condotto nella zona da parte dei fascisti di Voghera e Stradella, gli elementi della banda si disperdono e alcuni vengono catturati,  finendo deportati. Pochissimi giorni dopo, il 5 giugno 1944, i carabinieri-partigiani di Cossu fermano e eliminano quattro uomini della banda Piccoli tra i quali lo stesso Giovanni Molinari.

Dopo una vita dedicata all’antifascismo e alla libertà, mettendo in gioco gli affetti e gli interessi economici della famiglia, Molinari muore in modo tragico e inaspettato. Una ferita mai rimarginata nella vicenda della Resistenza piacentina.

Bbliografia

  • FRANCO SPREGA, Il filo della memoria. Fatti e cronache di Fiorenzuola dal movimento socialista agli albori della Resistenza, Tipleco, 1998.
  • MIRCO DONDI, La Resistenza tra unità e conflitto. Vicende parallele tra dimensione nazionale e realtà piacentina, Mondadori, 2004.