Nel territorio di Villanova non avvengono fatti cruenti e scontri armati nei diciotto mesi fra l’8 settembre 1943 e la Liberazione. Il rifiuto dei giovani all’arruolamento nel nuovo esercito della Rsi, voluto da Mussolini e dal suo ministro delle forze armate Maresciallo Graziani, è tuttavia massiccio. I renitenti diventano però solo in parte combattenti partigiani, per la possibilità che hanno di sottrarsi alla cattura da parte delle milizie fasciste, dati i facili nascondigli nelle boscaglie del vicino Po e la solidarietà della popolazione. Le forze militari tedesche a loro volta sono più interessate a disporre localmente di manodopera da impiegare per l’esecuzione di opere difensive gestite dall’organizzazione Todt.
Abbastanza vivace è comunque l’attività di collaboratori delle prime forme di Resistenza, che verranno poi chiamati “sappisti”. È con l’autunno del 1944 che un discreto numero di giovani prende la strada della montagna. Soarza e Villanova diventano “zone calde” con l’avvicinarsi della fine della guerra per la necessità dell’esercito germanico di avere il controllo dei transiti da una sponda all’altra del Po.
Un comune rivierasco del Po ad economia agricola
Sono 3.500 circa, durante la Seconda guerra mondiale, gli abitanti del comune di Villanova sull’Arda, il cui territorio ha una vocazione quasi esclusivamente agricola, posta al centro di una zona pianeggiante, adagiata sul fianco del Po, terra di confine anche per la vicinanza con Busseto e la provincia di Parma.
Se la campagna attorno al capoluogo è frazionata in tante piccole aziende agricole e quindi annovera un numero significativo di piccoli proprietari e affittuari, il territorio invece della frazione di Soarza (circa 1.000 abitanti) è costituito praticamente da una unica enorme azienda agricola di proprietà della Curia di Genova. I residenti sono pertanto in gran parte salariati o braccianti. La loro condizione ha favorito una voglia di emancipazione a stento trattenuta durante il ventennio fascista e, nel momento più tragico della nazione, una scelta di campo senza dubbi. Qui la “resistenza”, nelle sue varie forme, è fenomeno particolarmente diffusa.
La scelta della Resistenza
Nonostante l’intenso controllo repressivo delle milizie fasciste, si attiva abbastanza presto una attività di resistenza in stretto collegamento con la Cascina Baracca di Roncarolo che, soprattutto dalla tarda primavera del 1944, diventa il centro di coordinamento delle iniziative di contrasto antifascista e antitedesco sulle due sponde del Po. È un’attività sotto traccia che consiste nella diffusione di materiale propagandistico, nel trasferimento di informazioni, nel reperimento di armi, nel supporto a chi si nega ai reclutamenti della neo-nata Repubblica di Salò. Con la tarda primavera e l’estate del ’44 l’attività clandestina di pianura intensifica la sua attività con attacchi a convogli in transito e a traghetti in navigazione sul Po e con azioni di sabotaggio. La notte del 24 ottobre 1944 le squadre SAP fanno saltare un tratto del ponte ferroviario sulla linea Cremona-Fidenza in località Due Ponti: il treno in arrivo si rovescia nel cavo Fontana.
Promotore e coordinatore dei sappisti del comune di Villanova è Rinaldo Spagnoli “Rinaldino”, 28 anni, barbiere.
Con il distaccamento Ursus e il distaccamento Tavani
I primi che, nell’estate del ’44, vanno ad infoltire le formazioni partigiane in alta Val d’Arda aderiscono 62a Brigata Garibaldi, aggregati nel distaccamento “Tavani” al comando dal compaesano Nello Biselli “Tarzan”, bracciante ventiduenne.
Quando in autunno i rastrellamenti nazifascisti in pianura si fanno più minuziosi, circa una quindicina di renitenti rompono gli indugi e vanno ad ingrossare il presidio partigiano “Ursus” della 38a Brigata, che ha posto la propria base nel castello di Montechino di Gropparello, agli ordini di Nino Marenghi di Soragna (PR).
Oltre a partecipare attivamente ad azioni di combattimento nel territorio appenninico, vengono compiute incursioni nelle zone di pianura dove i partigiani che da lì provengono sanno muoversi abilmente. Il distaccamento Tavani è protagonista di ripetuti attacchi a convogli in transito sulla via Emilia e partecipa alla vittoriosa battaglia del monastero di Castelnuovo Fogliani di fine dicembre 1944. Qui i partigiani della 62a brigata costringono alla resa e fanno prigionieri una quarantina di militari della divisione “Bersaglieri Italia”, realizzando un copioso bottino di armi e di mezzi.
Repressioni nazifasciste nel territorio di Villanova – Cinque caduti
Con l’autunno del 1944 i presidi tedeschi e fascisti aumentano di numero. Si moltiplicano così i loro controlli e le azioni repressive per tenere sotto controllo un territorio così strategicamente importante per le operazioni di transito da una sponda all’altra del fiume Po. In particolare quando, con l’arrivo dell’inverno e il grande rastrellamento su tutto l’Appennino Piacentino della Divisione “nazi-mongola” Turkestan, una parte dei partigiani abbandona le postazioni in montagna e cerca rifugio a casa.
Le perquisizioni nelle abitazioni e nei confronti di cittadini sospettati di connivenza con la Resistenza sono ripetute. Così gli interrogatori, le dimostrazioni di forza, le minacce: alcune persone sono messe al muro al solo fine di intimorirle e costringerle a parlare.
E c’è chi paga con la vita il prezzo della propria resistenza. Sono se i caduti del comune di Villanova annoverati fra i partigiani. Particolarmente drammatica la sorte di Rinaldo Spagnoli e di Raimondo Fermi detto Nino.
Rinaldo Spagnoli “Naldino”, il sappista, che da Villanova si teneva in collegamento con i compagni della val d’Ongina della 38a Brigata Sap che si erano dovuto trasferire in alta Val d’Arda, viene intercettato e catturato il 13 dicembre 1944. E’ condotto prima a San Giuliano di Castelvetro, al comando delle SS italiane del tenente Lombardo, poi a Cremona a “Villa Merli” dove i partigiani vengono interrogati sotto tortura. Da lì trasferito a Bolzano nel campo di transito verso la Germania da dove è stipato nel convoglio ferroviario in partenza il 1° febbraio 1945 per il lager di sterminio di Mauthausen. Sopravvive per meno di due mesi nel sottocampo di Gusen: la sua morte è infatti registrata il 28 marzo 1945. Aveva 29 anni.
Raimondo Fermi “Raio” di Soarza, aiuto-casaro, inquadrato nella 62a brigata della Divisione partigiana Val d’Arda, viene catturato nella zona di Bardi durante il grande rastrellamento “nazi-mongolo” dei primi di gennaio 1945 e condotto in carcere a Parma. Il 14 febbraio 20 prigionieri scelti a caso vengono prelevati dai militari hitleriani per la messa in atto di una delle loro terrorizzanti rappresaglie. Nino è tra questi e fra i fucilati nello stesso giorno a Calerno di San Ilario d’Enza (R.E). Aveva 27 anni.
Gli ultimi giorni di guerra
Le fasi concitate degli ultimi giorni di guerra investono anche il territorio di Villanova percorso dalle truppe germaniche in ritirata, incalzate da reparti dell’esercito Usa con artiglieria e carri armati. I ponti bombardati e i traghetti sul Po sabotati dalle squadre Sap rendono estremamente difficoltoso l’attraversamento del Po verso la Lombardia.
Accanto a truppe tedesche che marciano ancora compatte, arrivano anche cariaggi alla spicciolata e soldati sbandati. Alcuni si dirigono verso il Po a Polesine Parmense, i più passano da Villanova in direzione di Cremona, cercando di attraversare il fiume con mezzi di fortuna. Per diversi la sorte è l’annegamento.
Gli ultimi colpi di artiglieria tengono anche la popolazione del comune di Villanova con il fiato sospeso, poi è la Liberazione ed il festeggiamento dei partigiani e dei soldati americani che per qualche giorno si fermano nel paese.
M. M.
Di seguito è indicato il numero dei partigiani del comune di Villanova d’Arda e il nome dei caduti, ma altri concittadini hanno concorso alla Resistenza, i militari che, dopo l’8 settembre 1943, ancora schierati in Italia e su altri fronti, sono stati catturati ed internati in Germania – gli IMI – e che hanno rifiutato il reclutamento nelle nuove divisioni mussoliniane.
Partigiani residenti nel comune di Villanova d’Arda, n. 25
Partigiani caduti , residenti nel comune di Villanova, n. 6
- Biolchi Ugo, 4.6.1923 – 13.4.1945 (ucciso a S. Giuliano di Castelvetro)
- Cremona Giuseppe, 7.3.1924 – 28.11.1944 (caduto a Luneto di Bore)
- Donelli Renato, 30.4.1918 – 29.12.1944 (ucciso presso la cascina Malpodata di Fiorenzuola)
- Fermi Raimondo detto Nino, 26.7.1917 – 14.2.45 (fucilato a Calerno di S.Ilario d’Enza)
- Mori Bruno – caduto il 27.10.1944 a Spigno Monferrato (AL)
- Spagnoli Rinaldo, 28.9.1916 – 28 marzo 1945 (morto nel lager di Mauthausen-Gusen)
Ex militari di Villanova che hanno aderito alla Resistenza in altri Paesi, n. 1
- Taina Mario (partigiano nelle Brigate Garibaldi in Jugoslavia)
Militari di Villanova di cui è noto l’internamento in Germania (IMI), n.
di cui deceduti, n. 4 (Campanini Lino, Catelli Giovanni, Catelli Ubaldo, Tronchini Eugenio)
Testimonianze della lotta partigiana
A Villanova sull’Arda
- Monumento davanti al Municipio di Villanova “Villanova d’Arda ai suoi caduti per la libertà” (Biolchi Ugo, Cremona Giuseppe, Donelli Renato, Fermi Raimondo Nino “Raio”, Spagnoli Rinaldo “Naldino”, Campanini Lino, Catelli Giovanni, Catelli Ubaldo, Tronchini Eugenio, Biselli Nello, Verdi Guido, Mori Bruno).
- Lapide in cimitero dedicata a Mario Taina: “Il sergente Taina Mario partigiano comandante in terra jugoslava decorato con 2 medaglie di bronzo e 3 croci di guerra al V.M. eroe della Brigata Garibaldi volava al cielo a goderne il premio a 23 anni l’8 luglio 1946 nell’ospedale di M.S. Gallo in Firenze”
A Soarza
- Lapide in cimitero dedicata a Fermi Raimondo Nino
- Lapide in cimitero dedicata a Cremona Giuseppe